Environmental Data Platform, la piattaforma che condivide i dati sul clima e l'ambiente
EDP (Environmental Data Platform) è una piattaforma gratuita e liberamente accessibile che convoglia i dati delle stazioni meteorologiche della Provincia di Bolzano e di molte altre fonti. Più precisamente, si tratta di un’infrastruttura per la ricerca realizzata nel progetto DPS4ESLAB con fondi FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), terminato nel settembre 2021 ed in continua evoluzione. L’idea nasce dalla necessità dei ricercatori del centro di ricerca Eurac di rendere più efficiente l’oneroso lavoro di organizzare, processare e condividere i dati raccolti e prodotti. La piattaforma EDP permette quindi a ricercatori e ricercatrici e partner esterni di usufruire di soluzioni all’avanguardia per la gestione dei dati di ricerca implementando i principi FAIR per i dati, che devono essere findable, accesible, interoperable, re-usable ovvero rintracciabili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili.
I dati collezionati sono eterogenei e rappresentano il risultato del lavoro di ricerca nel contesto di progetti locali, nazionali ed europei. Ogni dato ha una sua storia diversa a seconda del dato di ingresso (stazioni di misura, immagine satellitare, dati raccolti in campagna, ecc.) e subisce una serie di trasformazioni per poi essere pubblicato nella piattaforma EDP. “Alcuni di questi datasets – spiega Andrea Vianello, amministratore della piattaforma – sono continuamente aggiornati, oltre che accessibili a tutti tramite i nostri servizi web per i dati o visualizzabili in specifici portali, come quello del progetto Alpine Drought Observatory, che sfrutta i dati organizzati nella EDP per divulgare informazioni relative alla siccità nell’arco alpino, tramite una serie di indicatori ambientali.”
Nello specifico, le analisi condotte dai ricercatori di Eurac e dai partner sono molto differenti a seconda degli obiettivi e dell’argomento del progetto. “Alcuni dei risultati – spiega Vianello – includono il cambiamento della copertura forestale per misurare il danno da eventi naturali, le climatologie mensili (medie mensili di temperatura e precipitazione) per valutare il cambiamento climatico, il monitoraggio della copertura nevosa e dei ghiacciai e gli indici di siccità, piovosità e danno di produzione nella coltivazione di prati e pascoli. Inoltre, vengono effettuate delle vere e proprie mappature, come le mappe dei corridoi ecologici, quelle utili alla valutazione del rischio e dell’impatto delle tempeste nelle regioni alpine e le mappe relative ai consumi ed efficienza energetica degli edifici in Europa.”
I dati dell’Alto Adige
Dalle misurazioni delle stazioni meteorologiche gestite dalla Provincia Autonoma di Bolzano – successivamente raccolte, controllate e pubblicate nella piattaforma EDP sia come singole serie sia come campi interpolati – negli ultimi quarant’anni la temperatura media annuale in Alto Adige è aumentata di circa 2°C. Oltre ai valori medi, cambiano anche gli estremi, con un evidente aumento nella frequenza degli episodi di caldo intenso (come ad esempio le cosiddette “notti tropicali”) e una riduzione significativa dei “giorni di gelo”, ossia i giorni in cui la temperatura scende sotto 0°C. “Meno evidenti sono invece le variazioni legate alle precipitazioni – spiega Alice Crespi del CCT di Eurac Research – anche se le osservazioni riportano un generale aumento nell’intensità delle piogge dal 1980 ad oggi. Con l’aumento delle temperature, anche la copertura nevosa subisce delle variazioni: dal 1980 ad oggi, infatti, l’accumulo di neve fresca al suolo è in calo in tutta la provincia e fino a 2000 metri di quota, con riduzioni particolarmente importanti a inizio e fine stagione.”
Per il futuro, le proiezioni climatiche alla fine del secolo confermano un continuo aumento della temperatura in Alto Adige. In media, le simulazioni riportano un ulteriore riscaldamento compreso tra + 2 e + 4 °C entro il 2100, a seconda dello scenario di emissione considerato. In questo scenario, eventi di temperatura estrema come le cosiddette “ondate di calore” saranno sempre più frequenti ed intensi. Inoltre, possiamo aspettarci che temperature elevate associate alla riduzione della copertura nevosa e all’aumento del fabbisogno idrico da parte della vegetazione possano causare episodi di siccità più frequenti.
“È evidente – continua la Crespi – che tali cambiamenti abbiano implicazioni importanti per il territorio, sia sugli ecosistemi naturali che sulle attività umane in tutti i settori. Le piogge intense e l’aumento dell’instabilità del suolo nelle aree montane aumentano la possibilità di movimenti di massa, quali frane e colate detritiche, con impatti negativi sulle infrastrutture e la fruibilità del territorio. Il riscaldamento modifica anche la distribuzione di specie animali e vegetali, così come il ciclo vegetativo delle colture, e favorisce la proliferazione di parassiti con impatti importanti sulla gestione forestale e sulle attività agricole. Infine, situazioni di siccità più frequenti comporteranno maggiori conflitti tra agricoltori, produttori di energia idroelettrica e utenti civili per la distribuzione della risorsa idrica.”
È proprio per questi motivi che presso il nuovo Centro per il cambiamento climatico e la trasformazione (CCT), scienziati provenienti da diversi istituti e centri di ricerca di Eurac lavorano insieme in modo interdisciplinare per fornire conoscenze e soluzioni per la neutralità e la resilienza climatica e promuovere la trasformazione socio-ecologica.
Il ruolo dei Data Hubs all’interno della comunità
I dati pubblicati nella EDP sono pensati principalmente per la comunità scientifica. Si possono infatti trovare sia dati pre-elaborati utili come dato di partenza su cui lavorare, sia i dati finali, risultato di progetti di ricerca e sviluppo facilmente condivisibili con tutti, con lo scopo di favorire le collaborazioni scientifiche. Anche il singolo cittadino, però, può trovare informazioni interessanti come le climatologie e le mappe di copertura nevosa al suolo, per capire quali sono le tendenze evolutive.
“Più generalmente però – conclude Vianello – questi aggregatori di dati che oggi si stanno evolvendo in Data Spaces, hanno l’importante ruolo di condividere informazioni (aperte o a pagamento) per permettere la creazione di nuove applicazioni. L’unione di informazioni può infatti generare nuovi importanti risultati per la vita quotidiana e per le aziende. Ad esempio, mappe di rischio frane, esondazioni o valanghe, unite ad informazioni sulla presenza di abitazioni, strutture ricreative, o addirittura dati in tempo reale di presenza di persone o del traffico, permettono di generare nuove mappe del pericolo potenziale. Un altro esempio di combinazione di dati differenti di un progetto locale è stata l’unione di dati satellitari con quelli delle stazioni meteorologiche, per calcolare la produzione di foraggio su prati e pascoli e l’eventuale danno di produzione dovuto alla siccità.”
Vittoria Battaiola
Immagine in apertura: foto Peggychoucair by pixabay