Equilibrio vita-lavoro: è peggiore per chi lavora in alberghi, ristorazione, sanità e servizi sociali
Alberghiero, ristorazione, sanità e servizi sociali sono i settori nei quali i lavoratori dell’Alto Adige lamentano una peggiore qualità dell’equilibrio tra vita e lavoro. Sono i risultati di un sondaggio condotto dall’Ipl, Istituto Promozione Lavoratori, con 4.500 interviste condotte nel 2021 nella regione europea del Tirolo-Alto Adige-Trentino (1.500 per ogni regione).
In particolare Ipl sottolinea i risultati della fascia di età tra i 30 e i 45 anni, definita «ora di punta della vita», quella in cui le persone più investono nella carriera e nella costruzione di una famiglia. In Alto Adige secondo il sondaggio in questa fascia di età, alla domanda “Come si conciliano i Suoi orari di lavoro con i Suoi impegni familiari o sociali?” , l’82% risponde “molto bene / abbastanza bene”, mentre in Tirolo questa risposta è data dall’86% e in Trentino dall’84%.
«Secondo i risultati del sondaggio, l’equilibrio tra lavoro e vita privata è possibile anche in questa fase critica della vita, ma non a costo zero – commenta il presidente Ipl Andreas Dorigoni –. Spesso è infatti possibile solo perché la donna riduce i propri orari di lavoro o addirittura esce temporaneamente dal mercato occupazionale».
Analizzando le diverse realtà altoatesine, due settori si trovano in fondo alla classifica per quanto concerne l’equilibrio vita-lavoro. Il punteggio negativo del settore della sanità e dei servizi sociali mostra che sebbene molti dipendenti di questo ambito lavorino a tempo parziale, più di una persona su cinque afferma che la conciliazione non è buona.
L’ultimo posto spetta invece al settore alberghiero e della ristorazione, nel quale il 29% dei dipendenti giudica l’equilibrio tra lavoro e vita privata non buono. I periodi di picco in questo settore, in fondo, sono proprio quelli in cui la maggior parte degli altri settori è meno attiva, il che porta i dipendenti a lavorare quando i loro familiari o amici sono in ferie (e viceversa). «È quindi stato dimostrato che per chi pianifica o ha già una famiglia è molto più difficile conciliarla con il lavoro nel settore alberghiero – afferma Ipl in una nota –. Per questo motivo, dunque, molte lavoratrici scelgono di abbandonare la professione in alberghi e ristoranti quando si tratta di mettere su famiglia».