Eurac, 25 anni di storia (e 400 ricercatori) per portare la scienza in Alto Adige
Quasi 400 ricercatori e un ruolo importante nella vita scientifica e sociale dell’Alto Adige. I 25 anni di Eurac sono una storia di successo: nel corso dell’assemblea annuale dei soci, venerdì scorso, non è stato presentato solo il bilancio dell’anno passato, ma una panoramica dello sviluppo del centro di ricerca nel suo primo quarto di secolo. La crescita dei collaboratori, da 11 a quasi 400, il diversificarsi dei temi di ricerca e delle fonti di finanziamento, le nuove infrastrutture e il legame sempre più forte con la comunità scientifica internazionale. Solo nel 2016 sono iniziati 17 nuovi progetti europei per i quali Eurac Research riceve un finanziamento dall’Unione di 3.760.902 di euro. In questi 25 anni il centro di ricerca ha gestito oltre 200 progetti europei, di cui quasi la metà nel ruolo di coordinatore. Guardando alla dimensione locale, come sottolinea il direttore Stephan Ortner, in questi anni Eurac Research ha portato soluzioni concrete a domande complesse e rilevanti per il territorio, diventando un partner importante per la politica.
«Oggi le nostre competenze vengono richieste specialmente per le questioni più sensibili», così Ortner che in 21 anni alla guida di Eurac Research ha vissuto anche momenti di diffidenza da parte della classe politica. La gamma di temi trattati dai ricercatori si è ampliata anno dopo anno. Oggi studiosi provenienti da tutto il mondo e da discipline diverse si confrontano con tre tematiche centrali di questo tempo: contribuire a una società sana, a regioni dove vale la pena vivere e gestire al meglio la diversità sociale, culturale ed ecologica. Si tratta di questioni dal valore globale, per questo le soluzioni che Eurac Research sviluppa per l’Alto Adige possono trovare applicazione anche in altre parti del mondo. Un esempio è il modello per la simulazione di scenari energetici. Gli esperti di energie rinnovabili lo hanno sviluppato con l’intento di indicare le misure ottimali per raggiungere gli obiettivi del Piano Clima in Alto Adige. Lo stesso modello, però, può diventare uno strumento per pianificare in modo sostenibile l’approvvigionamento energetico anche in altre regioni.
«In molti ambiti tematici Eurac Research ha un ruolo di prim’ordine sul piano internazionale» spiega Roland Psenner, presidente dal 2015. «La nostra eccellenza scientifica è dimostrata dal fatto che tre quarti dei nostri articoli (quasi 3000 solo nel 2016) siano stati pubblicati sulle riviste più autorevoli della comunità scientifica». Non solo, oltre ai risultati di ricerca, le attività di sensibilizzazione, per esempio le iniziative per le scuole e i ragazzi, hanno contribuito a cambiare la percezione del valore della scienza. «Negli anni abbiamo portato la scienza nel soggiorno delle case dell’Alto Adige» ha commentato Ortner.
Eurac Research guarda con entusiasmo al nuovo NOI Techpark dove, secondo Psenner, «deve accendersi la scintilla tra la ricerca e l’industria». Presidente e direttore hanno constatato come questi 25 anni di ricerca abbiano cambiato anche l’Alto Adige: prima i giovani più promettenti lasciavano la provincia per studiare all’estero e poi rimanevano fuori, attratti da interessanti opportunità di lavoro. Oggi grazie a Eurac Research – e all’università che da Eurac Research è gemmata – anche l’Alto Adige è una destinazione attrattiva per i ricercatori. In tema di posti di lavoro la statistica mostra inoltre un dato confortante: in Eurac Research i contratti a tempo indeterminato per i ricercatori sono aumentati in modo deciso negli ultimi anni.