Scoprire la poesia nel centro di accoglienza di Bolzano. Falmarès: il "rifugiato poetico"
“Nom de plume” è un termine francese che è entrato nell’uso comune anche in italiano per indicare lo pseudonimo di uno scrittore. Falmarès, per esempio, è il “nom de plume”, il “nome di penna” di un giovane scrittore nato in Guinea e residente in Francia, che si è scoperto poeta nei mesi di permanenza al Centro di Accoglienza di Bolzano. Nel suo caso, forse, andrebbe mantenuto l’ancor più letterale “nome di piuma” perché evidenzia al meglio il contrasto tra la vita vissuta come Mohammed Bangoura e i versi scritti con lo pseudonimo di Falmarès.
Nato a Conakry, in Guinea, ancora minorenne, Mohammed ha lasciato il suo paese a seguito della morte della madre. Ha attraversato il Mali, l’Algeria, dove ha lavorato sei mesi in un cantiere, e la Libia. Poi si è imbarcato su uno scafo di 7 metri insieme ad altre 180 persone ed è arrivato in Italia, prima a Catania poi in un centro di accoglienza di Bolzano, dove Falmarès è stato “concepito”.
“Le notti a Bolzano – ci racconta – mi sembravano lunghissime, avevo gli incubi e non riuscivo a dormire, provavo a leggere di tutto, anche in italiano, poi, quasi per disperazione, ho incominciato a scrivere dei brevi testi in francese e a leggermeli per addormentarmi. E’ un’abitudine che ho conservato”. Per fortuna, tutto il resto è cambiato.
Oggi vive in Francia, a Nantes, ha pubblicato tre raccolta di poesie con le “Editions des Mandarines” e di recente ha firmato un accordo con Flammarion. Bolzano, però, non se l’è dimenticata. “Ci sono rimasto per più di tre mesi, è una bellissima città. Ricordo quei giorni in molte mie poesie, sono versi che evocano molte cose: l’esilio, l’amore, i ricordi d’infanzia… AI tempi, scrivere era una sorta di passatempo che lentamente si è trasformato in qualcosa di più. La poesia mi ha salvato la vita, mi ha aiutato ad alzarmi, a credere, a sognare e sperare. Più semplicemente, posso dire che oggi la poesia è uno stile di vita per me. Con tutto il pudore possibile, definisco le mie poesie come definisco la poesia stessa, cioè il respiro che ci connette alla terra, alle cose e agli esseri viventi”.
Lasciata Bolzano per la Francia, nel 2018 Falmarès ha incontrato Joëlle e Armel Mandart delle “Editions des Mandarines” che hanno incominciato a pubblicare le sue raccolte di poesie, prima “Soulagements, Amour et Douleurs”, poi “Tropiques Printaniers” e ” Lettres Griotiques”. Nel frattempo, ha ripreso gli studi e mentre attendeva di diplomarsi ed era in alternanza scuola-lavoro, nell’aprile 2021, gli è stato intimato di lasciare il territorio francese entro 30 giorni. Gli incubi che non lo facevano dormire sono tornati. Per fortuna, il suo è diventato un caso nazionale, se ne sono occupati anche Le Monde e Tv5Monde e, fortunatamente, sei mesi dopo ha ottenuto un permesso di soggiorno e oggi può incominciare a pensare al futuro. Nel dubbio, non si sbilancia troppo: “Non so davvero, ma voglio continuare a vivere a Nantes, una città che trovo straordinaria”.
Nel salutarci, Falmarès ci invia un estratto inedito della poesia “RIfugiato poetico” – E’ dedicata Bolzano, all’Alto Adige e all’Italia.
Massimiliano Boschi
(de l’Italie)
J’ai découvert ton soir d’un soir d’exil
Dire que c’est l’aisance
Quand je suis arrivé dans la vallée de Bolzano
L’aède en moi était encor méconnu
Ô l’Italie !
La nuit les démons en moi se réveillent
Je fais souvent de songes… un voyage solitaire.
Je ne dors pas – je contemple souvenirs
Et histoires d’exil – O songes !
Souvenirs ! et la veillée
D’un silence de cimetière – Le campo
Donc dis-je d’être je (moi-même) – et la province
Du Tyrol du sud était de vignes et collines
Et les matins,
Les beaux matins placides
Et si timides comme le jardin d’hier –
L’autre monde