Fuori! Sul Talvera il teatro riparte, confinato e regolamentato, ma più combattivo che mai
Come molti runner avranno notato, i Prati del Talvera di Bolzano ospitano una nuova struttura: una grande arena per spettacoli che si fa notare per diversi aspetti. Non solo e non tanto per le grandi scritte colorate e i teloni tirati tra file di tubi Innocenti, ma, soprattutto, perché è l’unico luogo della zona in cui è rispettato il distanziamento sociale, l’unico in cui tutti indossano la “mascherina d’ordinanza”. Qui, però, non si intende riesumare l’abituale polemica sui teatri e i cinema penalizzati e rispetto ad altri luoghi, si tratta di evidenziare i limiti della gestione pubblica della pandemia da parte di governo, Regioni, Province e Comuni. Nel farlo, riparto da un piccolo ricordo personale relativo alla mia prima lezione di Scienza dell’Amministrazione alla facoltà di Scienze Politiche di Bologna. Per farci comprendere il “contesto”, il docente ci fece l’esempio di un sindaco calabrese (di Catanzaro se non ricordo male) che aveva proibito l’accesso in centro storico solo agli autobus.
“Aveva ordinato di chiudere il centro al traffico privato – ci spiegò- ma era stato inutile, nessuno gli aveva dato retta. Così ha pensato bene di vietare l’ingresso solo agli autobus che, essendo comunali, erano costretti a rispettare l’ordinanza”. Ecco, la decisione di rendere obbligatoria la prenotazione per poter assistere agli spettacoli all’arena, nonché il divieto di ogni forma di “teatro d’inciampo” che era uno dei fondamenti della rassegna “Fuori!” organizzata dal Teatro Stabile, sembrano figli della stessa mentalità. Siccome non si riescono a fermare le partitelle a calcio, le acrobazie degli skaters e le chiacchiere sulla panchine, ci si sfoga sul teatro, l’unico costretto a rispettare le ordinanze.
Tornando ai fatti, il giorno prima della presentazione alla stampa, gli spettacoli di “Arlecchino da Marciapiede” che dovevano tenersi sulla ciclabile del Talvera e gli spettacoli di “Dante da bar” sono stati vietati come da apposita ordinanza. (Ciclisti e amanti dell’espresso e del vino possono ringraziare privatamente l’amministrazione competente per avergli evitato il rischio di ritrovarsi ad apprezzare la Commedia dell’Arte o Dante Alighieri….)
Una decisione che non meraviglia, ma che rischia di snaturare l’intero impianto di “Fuori!” che intendeva sfruttare l’occasione per avvicinare al teatro anche chi non ha confidenza con sipari e poltrone del Comunale. L’idea era che i cittadini potessero “inciampare” in Arlecchino, Balanzone o in Dante Alighieri mentre passeggiavano al parco o si bevevano un caffè al bar o che decidessero di sedersi sulle seggiole (distanziate!) dell’arena perché attratti dallo spettacolo in corso. Per essere ancora più chiari, il sogno era quello di vedere qualche giovane che, finita la partita a calcio, si sedesse all’arena per continuare a divertirsi in altre forme o che le sedie si riempissero di spettatori dotati di skateboard oltre che di mascherina. Sogno svanito, al momento non si può fare. Walter Zambaldi, direttore del Teatro Stabile, però, non pare turbato, anzi, preferisce mostrare un classicissimo “buon viso a cattivo gioco”.
“Portare a casa una rassegna del genere in un contesto come quello attuale. L’idea era quello di ripartire con leggerezza e ristabilire confidenza e fidelizzazione con il nostro pubblico e questo sta avvenendo. Rispetto al teatro d’inciampo, le normative non ci hanno permesso di realizzare il progetto come l’avevamo pensato, volevamo allargare le prospettive e possibilità di chi non frequenta abitualmente il teatro, ma alcune ordinanze non ci hanno permesso di fare esattamente quello che avevamo progettato, soprattutto riguardo al teatro itinerante. Ma ci riproveremo quando sarà possibile. Rispetto all’ingresso all’arena, si può entrare anche senza prenotazione, basta rilasciare nome e cognome all’ingresso prima di sedersi”.
Peccato, ma “Fuori!” resta comunque una straordinaria occasione da sfruttare al meglio nonostante le limitazioni. Per farlo, però, servirebbe la collaborazione di varie componenti. “Fuori!” ospita vari enti culturali locali e, solo per fare un esempio, sarebbe molto bello vederli promuovere, oltre ai loro spettacoli, anche quelli di altri. Anche il pubblico potrebbe portare un contributo importante. Gli attori non vedono i visi degli spettatori da mesi. In occasione degli spettacoli di “Fuori!” ne vedono solo la metà superiore e non è facile cogliere i sorrisi, le risate o la soddisfazione o il fastidio.
Sarebbe quindi utile che tutti ci mostrassimo un po’ meno ingessati. In un anno come questo, “Fuori!” non può essere inteso solo come sinonimo di teatro all’aperto, è inevitabilmente anche l’urlo di chi è tornato a uscire dopo mesi di paure, angosce e “detenzioni”. Mostrarsi vivi e vitali aiuterebbe tutti.
Massimiliano Boschi