Giudiceandrea acquisisce i diritti sull'opera di Escher: emozioni e paradossi tra arte e matematica
“Ogni volta che lo guardo provo una grandissima emozione”: il volto di Federico Giudiceandrea si illumina quando parla dell’artista Maurits Cornelis Escher, per cui sembra vibrare di una passione assoluta e disarmante. Come noto, l’imprenditore brissinese è uno dei massimi collezionisti e conoscitori dell’opera dell’artista olandese, celebre per le sue stampe di architetture impossibili, rappresentazioni paradossali, illusioni ottiche e prospettiche. Incontriamo Giudiceandrea a pochi giorni dall’annuncio dell’acquisizione, insieme a Salvatore Iaquinta, dei diritti d’autore sull’opera dell’artista. E’ appena tornato da Roma, dove ha curato la mostra di Escher a Palazzo Bonaparte.
Iaquinta e Giudiceandrea hanno acquistato i diritti da Wim Veldhuysen, a cui la famiglia di Escher li aveva ceduti all’inizio degli anni ’80. Ma cosa significa, in concreto “acquisire i diritti” di un artista? “Escher è morto nel ’72 e fino al 2042 la sua opera sarà protetta da copyright. Questo significa, ad esempio, che, se si vuole realizzare un catalogo per una mostra o un poster bisogna chiedere il permesso a chi detiene i diritti e per questo diritto di sfruttamento possiamo chiedere un indennizzo” ci spiega Giudiceandrea. Considerato il successo delle mostre e il vastissimo repertorio di gadgettistica presente sul mercato con le opere dell’artista – dai poster alle tazze, fino alle coperte- il riscontro economico dell’operazione non sarà indifferente. Ma parlare di Escher con Giudiceandrea significa andare oltre la superficie di semplici enigmi visivi, per quando “belli” e accattivanti. Significa immergersi in un’arte capace di dare forma ad un mondo oltre il visibile, passando in rassegna teorie filosofiche e matematiche, da Platone alla meccanica quantistica, e molto altro.
Cosa l’ha spinta a intraprendere questa acquisizione?
Escher è uno dei geni del Novecento; quindi, da collezionista ed esperto avevo paura che i diritti finissero in mano a qualcuno che pensasse solo allo sfruttamento commerciale e invece noi miriamo soprattutto a rendere ancora più fruibile l’opera di Escher, lavorando anche con il digitale. E poi c’è ancora molto da fare, ad esempio non ci sono state grandi mostre sue in Germania o in Francia.
Comunque si parla di un patrimonio non indifferente, ci può dare un ordine di grandezza del costo dell’operazione?
Abbiamo un patto di riservatezza e non possiamo comunicare le cifre, comunque certamente, è un’operazione che si sostiene.
Oltre ai diritti d’autore, c’è anche un’importante collezione di opere e documenti…
Si abbiamo scatoloni così pieni di roba… vede, deve pensare che Escher scriveva una lettera al giorno, in particolare era legato al figlio George, che aveva studiato ingegneria e si era trasferito in Canada, gli scriveva quasi ogni giorno… ma abbiamo anche mille altre cose, anche le sue bollette della luce, per capirci.
M.C. Escher, Reptiles, 1943, Lithograph, 33,4×38,5 cm, M.C. Escher Holding Collection, The Netherlands © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved http://www.mcescher.com
Lei è uno dei massimi esperti di Escher, una “passione” che dura da molti anni… ci sono altri artisti che ama, che colleziona?
Sa che mi prendevano in giro perché avevo sempre e solo in testa Escher? (ride) In realtà io sono appassionato di matematica e di arte e quindi amo tutti quegli artisti che si ispirano alla matematica, anche Piranesi, Vasarely e altri minori, ma oltre il 90% della mia collezione rimane dedicata ad Escher. Di lui non mi interessa solo l’arte, ma tutto quello che ci gira intorno. Ad esempio, ho trovato che aveva realizzato anche una scatola di caramelle in metallo, bellissima, molto escheriana: un icosaedro, uno dei solidi platonici, quello con 20 facce triangolari.
La scatola di caramelle di Verblifa Verenigde Blikfabrieken disegnata da M.C. Escher nel 1963, © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved http://www.mcescher.com
Ha mai pensato di aprire un museo Escher?
Mi pongo il problema di cosa succederà della mia collezione quando non ci sarò più e perché no, forse faranno un museo, mi piacerebbe. Comunque, Escher è legato anche all’Alto Adige.
In genere si parla dei suoi viaggi in Italia e degli anni romani
Escher veniva in vacanza in Alto Adige, a Siusi. Ho il suo diario, è stato anche a Bressanone. In una foto d’archivio c’è lui con la moglie sullo Sciliar…Ma la sfortuna è che in vacanza non lavorava!
Escher sullo Sciliar con la moglie nel 1928 © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved http://www.mcescher.com
Qual è la prima opera di Escher che ha comperato e dove?
Relativity e Order and Caos sono state le prime, ad Amsterdam da Christies, alla fine degli anni ‘80, quando ho cominciato a guadagnare qualche soldo. Allora le sue opere, poi diventate famose, non erano conosciute al grande pubblico: c’erano due mondi che amavano Escher, i matematici e gli hippie e dato che io ero un giovane hippie – giravo l’Europa in autostop-e mi appassionava la matematica, mi ha incuriosito l’idea che un artista toccasse le corde a categorie così diverse.
M.C. Escher, Relativity, 1953, Lithograph, 27,7×29,2 cm, M.C. Escher Holding Collection, The Netherlands © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved http://www.mcescher.com
È un po’ come tentare di conciliare Order e Caos…
Si, ma il motivo è diverso. Escher è un artista che va oltre l’apparenza, oltre quello che i nostri sensi ci trasmettono. Quando il matematico, per esempio, si occupa della quarta dimensione deve immaginarsi cose che non ci sono, staccarsi dai sensi, e così anche il movimento hippie aveva questa tendenza ad estraniarsi in mondi psichedelici – anche in questo caso c’è una tensione, una ricerca verso un qualcos’altro.
Federico Giudiceandrea negli anni ’80 nel suo ufficio con un’opera di Escher. Foto Archivio Giudiceandrea
Oltre la realtà?
Come insegna anche la filosofia -da Platone a Cartesio fino a Kant- semplificando possiamo dire che l’apparenza, e quindi il mondo che percepiamo, è diverso dal mondo che possiamo pensare; il “para-dosso” è andare oltre la dòxa, ciò che crediamo essere la realtà sensoriale immediata.
Ed Escher rende visibili questi nessi?
Escher rappresenta queste cose, rappresenta il paradosso. Vale anche per molte nuove teorie scientifiche emerse nel secolo scorso, come il paradosso del gatto di Schrödinger utilizzato per spiegare la meccanica quantistica.
Entriamo in un terreno complicato, cosa c’entra con l’arte di Escher?
Si, ma in sostanza il messaggio è che diversi osservatori possono vedere realtà diverse. In particolare, in molti quadri di Escher c’è l’idea che la realtà possa essere assolutamente esatta localmente, se guardiamo un punto preciso, ma l’insieme sballa. Nei libri sulla relatività quando si spiega il concetto di proprietà locali e globali dello spazio si usano i quadri di Escher per far capire questo concetto. Ma Escher è molto amato anche dai cristallografi: i cristalli non sono altro che tassellature dello spazio, a cui l’artista ha dato una forma.
M.C. Escher, Stars, 1948, Wood engraving, 32×26 cm, M.C. Escher Holding Collection, The Netherlands © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved http://www.mcescher.com
Non rischia di essere un’arte troppo “rigida” e ragionata ?
Escher diceva che i matematici lo consideravano un artista, e gli artisti un matematico e non era felice, in vita non ha ricevuto particolari riconoscimenti. Ma vede, nell’arte è solo dandosi dei vincoli che si sviluppa un linguaggio riconoscibile; e, soprattutto se pur con un forte vincolo riesci a creare opere armoniose vuol dire che sei un grande. Ed Escher lo era.
Ma lei dove trova il tempo per tutto questo, con una grande azienda da gestire come la sua?
Escher mi ha ispirato in tutto il mio percorso di ingegnere, lui diceva “se vuoi raggiungere l’impossibile devi tentare l’assurdo” e quindi alla Microtec diciamo “geht nicht gibst nicht” (non si può fare non esiste). La facciata dell’azienda è ispirata ad un’opera di Escher. Ma la vuol sapere una cosa divertente?
Dica
Le opere di Escher sono grafiche su carta quindi molto delicate, vanno protette dalla la luce, quindi sa quando le vedo? Quando faccio le mostre
Anche questo è un paradosso!
(sorride)
Caterina Longo