L’inchiesta Hager-Benko e i due elefanti nella stanza

“È importante sottolineare che nessun esponente attivo della Volkspartei è indagato. Lo stesso vale per il partito, che non è oggetto di alcuna indagine”. Sull’inchiesta Hager-Benko sono state spese milioni di parole, ma quelle pronunciate da Dieter Steger sono decisamente le più importanti: illuminano gli ’”elefanti nella stanza” e, paradossalmente, sono un evidente segnale di resa. Effettivamente la parola “Svp” compare solo tre volte (note escluse) nelle 96 pagine dell’ordinanza del Gip di Trento che ha disposto gli arresti in relazione all’indagine “Hager-Benko”. E’ vero, tra gli indagati non compaiono membri attivi dell’Svp, compaiono l’ex assessore provinciale Svp (1989-2008) il 69 enne Werner Frick, da marzo 2022 dipendente Signa e l’ex assessore Svp all’urbanistica del Comune di Appiano, il 41enne Philipp Waldthaler assunto nel 2020 dalla “Graphic Design Communication” di Andrea Thuile (compagna di Hager). Due generazioni diverse di esponenti Svp che hanno trovato più interessanti i percorsi lavorativi offerti dalla famiglia Hager all’attività politica all’interno dell’Svp.
Scelte che iniziano a prefigurare il contorno degli elefante nella stanza, ovvero lo strapotere economico e politico degli immobiliaristi e l’atteggiamento di quello che fu “il partito di raccolta”.

Il primo elefante nella stanza

Uno strapotere degli immobiliaristi che, va precisato, è ampiamente diffuso. Davvero qualcuno crede che la drammatica crisi abitativa che si abbatte, non solo, sull’Europa sia colpa dei turisti? Davvero ci siamo dimenticati cosa abbia causato la crisi economica più grave degli ultimi settant’anni, quella dei “mutui subprime”? Mentre si continuano a cercare capri espiatori “stranieri” (immigrati a destra e turisti a manca) gli immobiliaristi di “casa nostra” continuano a fare il bello e il cattivo tempo.
Tornando alle carte dell’inchiesta Hager-Benko, secondo i magistrati inquirenti, importanti esponenti dell’Amministrazione comunale avrebbero preso parte a un “disegno criminoso, nello svolgimento delle proprie funzioni, in violazione dei principi di buon andamento ed imparzialità della Pubblica Amministrazione di cuî all’art. 97 della  Costituzione”.
Atti che sarebbero stati compiuti “tra il gennaio 2020 e l’agosto 2020”, nel pieno di un’emergenza pandemica che non impedì al Comune di continuare a ordinare ripetuti sgomberi di chi si trovava costretto a vivere in tenda perché privo di un’abitazione.  Uno dei tanti segnali di come funzionino le cose negli ultimi anni e da che parte stia chi amministra Bolzano.
Saranno i tribunali a decidere se realmente esisteva “una vera e propria associazione a delinquere, con metodi mafiosi, allo scopo di avvantaggiare un determinato gruppo imprenditoriale, attivo specie nel settore delle riqualificazioni urbane”, ma non servono i magistrati per comprendere chi abbia in mano le chiavi del potere e quali siano le priorità delle amministrazioni pubbliche. Emblematiche, da questo punto di vista, le parole del sindaco di Bolzano in relazione alla vicenda Waltherpark. Nel difendere il suo onore e rivendicare la sua onestà (su cui non abbiamo il minimo dubbio) ha precisato al quotidiano Alto Adige di aver pagato a Lorenzo Barzon (uomo di fiducia di Hager) 10.000 euro per 48 giorni di lavoro nella gestione dei social durante la campagna elettorale. A voler pensare male, qualcuno potrebbe immaginare che in Alto Adige gli immobiliaristi e i loro amici, non solo non hanno bisogno di pagare per vedere esauditi i loro desideri, ma riescono persino ad arrotondare le già cospicue entrate economiche.

Il secondo elefante

Non si può dimenticare, però, il particolare contesto altoatesino. Quello in cui un partito, l’Svp, è ininterrottamente al governo della provincia da quasi ottant’anni, controlla la quasi totalità gli assessorati all’urbanistica dei Comuni altoatesini e dalle cui fila provengono anche gli ultimi tre assessori all’urbanistica del Comune di Bolzano. Se a questo si aggiunge che Heinz Peter Hager è un iscritto e un finanziatore Svp, anche il secondo elefante potrà apparire in tutta la sua imponenza.
E’ vero, lo scandalo “Hager-Benko”, come già il precedente relativo alla Sad, non evidenzia clamorosi passaggi illegali di denaro e come sottolineato dall’Obmann Svp “nessun esponente attivo della Volkspartei è indagato”. Stando alle carte dell’inchiesta, infatti, non ci troviamo di fronte a una tangentopoli, quindi, perché alcuni funzionari pubblici avrebbero violato  norme che la stessa Provincia autonoma si è data?
C’è chi ha indicato una possibile risposta oltre due anni fa: “Gli osservatori più attenti credo abbiano compreso come ci sia anche qualcuno che, con la scusa di proteggere le tradizioni, protegge un mondo che non esiste più per tutelare interessi di lobby precise o per interessi personali”.
Non sono parole di chi scrive, ma del Presidente provinciale Arno Kompatscher nell’intervista che ha rilasciato alla nostra testata nel marzo 2022 (successivamente ha deciso di non rilasciarcene più). La stessa intervista in cui sottolineava che “L’Svp è il partito dell’Autonomia e dobbiamo tutelare tutti i nostri elettori e tutti i cittadini, non solo una parte”.
A questo proposito, quando il Landeshauptmann Kompatscher ha incontrato ripetutamente Heinz Peter Hager nel suo ufficio di Piazza Magnago, lo ha fatto per tutelare gli interessi degli elettori, vero? Perché, magari sbagliando, in troppi hanno la sensazione che in un incontro tra Hager e Kompatscher sia stato il primo a condurre il gioco. Sarebbe un problema, perché tutto il resto potrebbe essere diagnosticato come “effetto collaterale”.

Massimiliano Boschi

Immagine di apertura: il progetto Waltherpark

 

 

 

 

 

 

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