Il genio dell'architettura gonfiabile Hans-Walter Müller a Bolzano
Vuole provare? L’invito è a farsi sollevare in alto, seduta su una specie d’altalena, che, grazie ad un gioco di pressione, fa alzare dal suolo. Me ne pento un secondo dopo, ma a torto: la salita è dolce e senza scossoni. Non sono al circo, ma all’interno di un’architettura in plastica gonfiabile, progettata per Bolzano dal celebre architetto tedesco Hans-Walter Müller su invito di Kathrin Oberrauch e Nina Maccariello del Kids Culture Club. La sua incredibile architettura d’aria è stata presentata il 12 settembre scorso in piazza Walther ed ospiterà, nell’Oasie del Festival Transart a Villa Gasteiger a Bolzano, workshop e laboratori per famiglie e scuole (dal 14 al 22 settembre, ne abbiamo parlato qui).
Visito l’installazione prima del debutto ufficiale, durante le “prove generali” e le riprese video nel cortile dell’Università di Bolzano, dove il gruppo di studentesse e studenti della Facoltà di Design mette a punto gli ultimi dettagli della costruzione. Ogni tanto qualcuno chiede istruzioni al “maestro”, che, in camicia rossa, siede accanto alla sua opera. Classe 1935 ed energia da vendere, Müller ha dedicato tutta la sua vita alla costruzione di architetture gonfiabili, che ha realizzato in mezza in Europa per gli ambiti e utilizzi più diversi: dai giochi Olimpici di Barcellona alle strutture per i senzatetto, dai teatri alle collaborazioni con gli artisti, tra cui Salvator Dalí e Jean Dubuffet. I suoi “volumi”, come li chiama, sono colorati e trasparenti, ma soprattutto leggeri. Tra gli esempi più citati c’è la chiesa gonfiabile realizzata per Montigny-lès-Cormeilles nel 1969: pesava poco più di 39 kg, si costruiva in 10 minuti e ospitava più di 200 persone.
La costruzione di Hans-Walter Müller in piazza Walther a Bolzano, 2023, courtesy Kids Culture Club, foto Martha Tonelli
Per Müller parlare del suo lavoro significa rendere partecipe di una visione e di un approccio alla vita, in un continuo sconfinamento tra dimensioni e sensi, esperienza e immaginazione. Nelle risposte, mantiene sempre una certa semplicità e leggerezza, che colpiscono in profondità. “Nell’architettura tradizionale, basata sulla gravità, si costruisce pietra su pietra e il peso raddoppia. Nella mia è il contrario: suona come un paradosso, ma secondo un fenomeno -descritto anche da Pascal- la pressione creata all’interno dal motore si moltiplica per centimetro quadrato sulla superficie della struttura e si diffonde”. E poi, continua, un po’ a sorpresa “questo per me è un insegnamento e un principio di vita, il fatto di non accumulare e basta, ma di diffondere, redistribuire, un po’ come dovrebbe essere con il denaro, l’accumulo e basta non serve a nulla”.
Quelle di Müller non sono solo belle parole: dal 1971 vive nella casa gonfiabile che si è costruito a La Ferté-Alais, vicino a Parigi. Ha spesso sostenuto che in una architettura d’aria si vive meglio. “Si, volevo creare quello che ho sempre sognato e viverlo, sperimentandone anche i vantaggi. La mia è un’architettura in cui tutto può cambiare ed in cui suono e movimento sono integrati. Ad esempio, per la mia abitazione ho creato una vasca da bagno intorno a cui si sviluppa un suono e delle proiezioni di luce che si attivano pigiando un tasto”. Tanti elementi nella sua casa sono su rotaie o hanno ruote, all’insegna della massima flessibilità.
Certo la flessibilità e la leggerezza non sono solo un vantaggio. Come la mettiamo con la stabilità? Con la cortese ovvietà del genio, Müller ci spiega che se ti cade in testa un mattone è molto più pericoloso. In caso di mancanza di pressione, il suo volume si affloscia lentamente e non rappresenta un pericolo, anzi: “quando ho ospiti nel mio atelier, a volte aziono il motore e le faccio scendere apposta, così si crea una situazione intima molto piacevole”. Insomma, la mancanza di stabilità non sembra un problema per l’architetto tedesco, che anzi la considera una chance: una “scomfort zone” stimolante. Ma per la maggior parte della gente non è così: si tende ad avere paura della precarietà e della fine “Si ha paura del rischio, per questo le assicurazioni guadagnano!” ci dice sorridendo. “Se si è vissuto appieno non si ha paura della morte”.
Tornando alla struttura per Bolzano, racconta che “mi hanno chiesto di confrontarmi ed entrare in dialogo con la piazza, un aspetto che mi è sempre interessato. Così ho ripreso la struttura ottagonale sotto il monumento a Walther von der Vogelweide”. Durante la presentazione alla stampa il 12 settembre scorso per qualche ora (prima di spostarsi a villa Gasteiger) la struttura di Müller ha “abbracciato” la statua del celebre poeta tedesco con i suoi colori e la sua trasparenza, tra i molti passanti incuriositi. Una visione insolita per una piazza associata solitamente al mercatino e all’estetica alpina delle sue casette di legno. Durante la presentazione del progetto, Nitzan Cohen, Preside della Facoltà di Design e Arti della Lub ha sottolineato un aspetto interessante, con cui ci piace chiudere: “In Alto Adige sento spesso il concetto di innovazione è legato alla tecnologia e al mondo delle macchine: è vero, ma l’innovazione ha soprattutto a che fare con le persone, con la possibilità di vedere le cose da un’altra prospettiva. Entrare e uscire da una bolla d’aria costruita intorno al monumento – anche questa è innovazione”.
Oggi, 14 settembre alle ore 18, Hans Walter Müller parlerà del suo lavoro in dialogo con l’architetto designer Heinrich Pan presso la Transart OASIE a Bolzano.
Caterina Longo
In apertura: Hans Walter Müller all’interno della sua costruzione, courtesy Kids Culture Club, foto Martha Tonelli