HBI deposita il quarto brevetto per il trattamento dei fanghi di depurazione
HBI, l’azienda fondata nel 2016 da Daniele Basso a Bolzano, ha depositato il quarto brevetto relativo al suo innovativo processo di trattamento dei fanghi di depurazione. La tecnologia sviluppata da HBI, grazie anche alla collaborazione con le maggiori università e centri di ricerca italiani, integra la carbonizzazione idrotermica (HTC) e la gassificazione e permette di recuperare dai fanghi importanti nutrienti riutilizzabili in agricoltura e, allo stesso tempo, recuperare l’85% dell’acqua contenuta nei fanghi e produrre energia rinnovabile. Il tutto riducendo di più del 90% il materiale che oggi viene portato in discarica o incenerimento. L’intero sistema HBI è energeticamente autosufficiente e sfrutta l’energia recuperata dai fanghi durante il processo di trattamento, in linea quindi con la prospettiva europea della neutralità energetica dei depuratori al 2040.
“Siamo all’inizio di una profonda trasformazione del modo con cui i fanghi di depurazione vengono gestiti e trattati – afferma Daniele Basso, fondatore e CEO di HBI –. La tecnologia oggi è matura per consentire il passaggio a vere forme di economia circolare applicate ai fanghi che costituiscono una risorsa finora non sfruttata di acqua, energia e materie prime critiche. L’applicazione della tecnologia HBI, interamente sviluppata in Italia, offre ai gestori del ciclo idrico la possibilità di ridurre i costi, aumentare la resa del processo e raggiungere veri traguardi di sostenibilità, migliorando quindi il proprio rating ESG. I prossimi mesi ci vedranno impegnati nella realizzazione di nuovi impianti in Italia e nell’espansione internazionale”.
Attraverso il nuovo brevetto, gli ingegneri e i ricercatori di HBI hanno ottimizzato il design complessivo dell’impianto, mettendo a punto un sistema di controllo dell’intero processo cui sono sottoposti i fanghi che consente di ottimizzarne l’efficienza e migliorare il recupero termico complessivo. Per un impianto da 10.000 ton/anno di capacità, in grado di servire circa 100.000 abitanti, ciò si traduce nella riduzione del 15% dei costi di realizzazione e, per le società di gestione, di circa il 20% delle spese operative. Per i gestori dei depuratori delle acque reflue l’uso dell’impianto HBI si traduce infatti in una riduzione immediata dei costi di gestione dei fanghi senza dover ricorrere a nuovi investimenti in conto capitale. Proiettata a livello nazionale tale riduzione di costi si traduce in un potenziale risparmio – per il sistema produttivo, per gli enti locali e per la collettività – tra i 120 e i 150 milioni di euro su base annua.
La tecnologia messa a punto da HBI e installata prima nel depuratore di Bolzano e poi presso il sito GPLab di Veritas a Fusina (Venezia) ha superato le 8.000 ore di funzionamento, trattando circa 800 tonnellate di fanghi sia pre che post digestione anaerobica, raggiungendo tutti i risultati di processo prestabiliti. Sulla base di questi risultati, la tecnologia è stata certificata da Rina con certificazione ETV (Environmental Technology Verification) a novembre 2022.
Gli impianti di trattamento dei fanghi di depurazione di HBI sono autorizzati come “trattamento fisico-chimico” in quanto il gas prodotto dal trattamento termico dei fanghi risulta purificato in misura tale da non costituire più rifiuto e le sue emissioni non sono superiori a quelle derivanti dalla combustione del gas naturale.