I comunisti di Salisburgo e le mummie di Bolzano
Elezioni Salisburgo 2024. Come da pronostico, il candidato socialista Bernhard Auinger (Spö) ha vinto nettamente il ballottaggio per la poltrona di sindaco con il 63,1% dei voti contro il 36,9% del candidato comunista Kay-Michael Dankl (Kpö) che sarà comunque vicesindaco grazie al particolare sistema proporzionale austriaco. Un risultato chiaro sin dai primi dati arrivati – a quindici minuti dalla chiusura dei seggi – in una sala stampa affollata da giornalisti che sapevano che non si attendevano sorprese.
Al ballottaggio ha partecipato solo il 46,78% degli aventi diritto, un numero non entusiasmante, ma comunque più alto di cinque anni fa, quando la partecipazione si era fermata al 43,87%. Il vento gelido che attraversava la città nella giornata elettorale non ha certamente favorito la partecipazione e la sfida tutta a sinistra tra un candidato socialista e un candidato comunista ha probabilmente tenuto lontano dai seggi l’elettorato “moderato”. La scarsa differenza tra Auinger e Kay-Michael Dankl al primo turno (poco più di 800 voti) potrebbe, invece, spiegare l’aumento della partecipazione rispetto al 2019. Al di là del risultato del ballottaggio, l’interesse principale delle elezioni amministrative di Salisburgo sta, ovviamente, nei numeri ottenuti dal candidato comunista in un Paese che, a livello nazionale, sembra attraversato da un forte vento di destra con Herbert Kickl, leader dell’Fpö, dato come favorito alle prossime elezioni parlamentari. A Salisburgo, in soli cinque anni, il partito comunista è passato da 2000 a 14.000 voti, un successo che si spiega essenzialmente con tre ragioni. Una campagna elettorale molto pratica e poco “ideologica” combattuta soprattutto sul tema casa: alloggi a prezzi accessibili, pianificazione, acquisto di terreni, limitazione degli affitti turistici e politiche di sostegno concrete alla fasce più deboli della popolazione. Il clamoroso successo ottenuto da Elke Kahr, sindaca comunista di Graz, la seconda città austriaca, che ha “sdoganato” i comunisti a livello nazionale, senza dimenticare la netta presa di distanza dall’Unione Sovietica del passato così come dalla Russia di oggi. Il tutto incarnato in un candidato giovane con l’aria da bravo ragazzo come il trentacinquenne Kay-Michael Dankl.
La sede Kpö di Salisburgo (Foto Venti3)
Grazie al risultato del primo turno e ai suoi dieci consiglieri comunali, il Kpö potrà quindi portare avanti con più forza battaglie che riguardano ormai tutte le principali città europee strette tra overtourism, speculazione edilizia e le difficoltà nel gestire i rapidi mutamenti imposti da globalizzazione e nuove tecnologie. Dopo Graz, quindi, anche Salisburgo potrà sperimentare, seppure in maniera “light” il ritorno dei comunisti sulla scena politica, mentre a Innsbruck si voterà il prossimo 14 aprile per l’elezione del nuovo sindaco (qui nostra intervista al sindaco in carica) dove il Kpö si sta presentando con l’ormai abituale “format”: alloggi a prezzi accessibili, candidati giovani e l’esperienza di Graz.
Per tutti questi motivi l’Austria si dimostra un laboratorio particolarmente interessante per tutta l’Europa e, ovviamente anche per il vicino Alto Adige. Le somiglianze tra Salisburgo e Bolzano appaiono evidenti, entrambe al centro di una regione alpina a forte vocazione turistica ed entrambe note per i loro mercatini di Natale (nella centralissima piazza Mozart di Salisburgo c’è persino il museo del Natale) e per i festival musicali. A Salisburgo, però, tutto sembra essere realizzato meglio. Certo, essere collocati tra Monaco e Vienna è diverso che sorgere tra Innsbruck e Verona, ma non si può non notare come il sindaco di Bolzano potrebbe essere il nonno di Kay-Michael Dankl, classe 1946 il primo, classe 1988 il secondo. Il problema, non è ovviamente solo anagrafico, mentre Salisburgo mostra una particolare attenzione ai problemi sociali portando al ballottaggio un socialista e un comunista, a Bolzano, una giunta di centro sinistra si mostra ossessionata da sicurezza e decoro. Ordine e silenzio sembrano le parole d’ordine della giunta bolzanino che crede di amministrare una piccola Salisburgo mentre sta trasformando la città in un “cimitero strettamente sorvegliato” che, come auspicato dal sindaco, non attrae più nuovi cittadini.
A Bolzano, purtroppo, si continuano a confondere le politiche ambientali con il giardinaggio e il dibattito politico e culturale è ben rappresentato dalle polemiche su Museion. Una vicenda che vede protagonisti assessori che evidenziano chiaramente come non abbiano la minima idea di come funzioni un museo e di cosa sia l’arte contemporanea, ma va ammesso, riescono a rendere benissimo l’immagine della Bolzano di oggi. Chiedono di traslocare Ötzi a Museion, una mummia vecchia di cinquemila anni al posto dell’arte contemporanea.
Come negarlo, sarebbe un perfetto e realistico biglietto da visita per la città.
Massimiliano Boschi
Immagine di apertura: Kay-Michael Dankl (Foto Venti3)