I guantoni e l’uncinetto. Lo straordinario dialogo tra Daniela Di Brizzi e Youssef Al Mourchid
I tempi della “contestazione” sembrano lontani anni luce. Oggi, la voce dei giovani è quasi un sospiro, appare flebile e disinteressata, soprattutto davanti a un microfono. Fortunatamente, non mancano le eccezioni.
Per esempio, nella palestra della “Boxe Nicotera”, le cose sono andate diversamente e, una volta superate perplessità e diffidenze, è nato un dialogo straordinario. Lo si era già intuito in occasione del primo incontro “aperto”, ma la scelta di mettere a confronto due pugili così diversi tra loro, si è rivelata azzeccata. Gli orizzonti si sono spalancati.
Merito di Daniela Di Brizzi, designer salernitana immigrata a Bolzano da Milano e del ventiduenne bolzanino Youssef Al Mourchid. Quest’ultimo è uno dei migliori pugili della sua categoria (60kg) ed è nel giro della nazionale italiana. Ha iniziato la sua carriera agonistica cinque anni fa e non ha problemi ad ammettere che la boxe gli ha cambiato la vita. “Stavo prendendo una strada sbagliata e il mio tutor mi ha spinto a entrare in palestra. Da quel momento è iniziata un’altra storia”. Ma del passato di Youssef Al Mourchid hanno già scritto in tanti e, giustamente, preferisce non tornare sui dettagli: “Non sapevo cosa fare della mia vita, frequentavo compagnie sbagliate e mi sono perso. Mi serviva qualcuno che mi aiutasse a fare le scelte giuste e a darmi degli obiettivi”.
Quel qualcuno si è rivelato Francesco Nicotera, che per Youssef è molto più di un allenatore o di un maestro: “Mi è stato di grande aiuto, non solo dal punto di vista sportivo. Ero stato cacciato da scuola e ci sono tornato per studiare economia aziendale. Ora lavoro come educatore e impiegato amministrativo all’Aias, associazione di sostegno alle persone diversamente abili”.
Daniela Di Brizzi (foto Marco Vitale, Cooperativa 19)
Ma, se quella di Youssef appare come la “classica” storia di redenzione del mondo della boxe, a scardinare stereotipi e pregiudizi ci ha pensato Daniela Di Brizzi, designer, pugile e appassionata di uncinetto. “Io ho incominciato a frequentare la boxe a Milano. Ero immersa in una realtà lavorativa che trovavo decisamente pesante, avevo bisogno di qualcosa che mi evitasse di andare fuori di testa e mi sono iscritta a una palestra di pugilato. Ad affascinarmi non era tanto il ring, l’incontro, ma l’intensità degli allenamenti. Una volta arrivata a Bolzano, ho cercato immediatamente una palestra e mi hanno consigliato la “Boxe Nicotera”. Ora non ho più i problemi lavorativi di prima, ma il pugilato continua a piacermi tanto, mi alleno tre volte alla settimana”.
Come anticipato, Daniela Di Brizzi lavora come designer in una ditta di abbigliamento e fuori dall’orario di lavoro ama creare oggetti personali di diverso tipo: “Mi piacciono i lavori manuali, ho la passione dell’uncinetto, ma lavoro anche l’argilla. Sono anche queste valvole di sfogo”.
Al di là delle evidenti differenze, Daniela e Youssef convergono su molte questioni fondamentali. Per esempio, concordano sull’importanza di darsi degli obiettivi per far crescere la propria autostima. Come sottolineato da Daniela: “Viviamo in un mondo pieno di incertezze, le certezze dobbiamo costruircele da soli”.
Ma un sentimento sembra accomunarli più di ogni altro: la sfiducia nel mondo che ci circonda. Alla domanda “Cosa vi dà speranza per il futuro?” si passano la parola perché non sanno cosa rispondere. Poi ci prova Daniela: “Recentemente una collega mi ha chiesto come mi vedo tra dieci anni e ho risposto ‘se ci arrivo!’. Lo so che è brutto, ma questa idea del futuro è molto diffusa e credo influisca su tutti i nostri comportamenti”.
Youssef Al Mourchid (foto Marco Vitale, Cooperativa 19)
Parole che sembrano sbloccare anche Youssef: “È vero, siamo molto poco ottimisti. La boxe mi ha cambiato anche da questo punto di vista, mi ha acceso, mi ha dato degli obiettivi. Ci tenevo a diventare il più bravo della palestra, poi della regione, ora spero di diventare il migliore in Italia e di andare alle Olimpiadi. Ecco, ora penso che il mio domani sarà meglio di oggi, mentre prima mi sembrava tutto spento e inutile. Ora mi accorgo delle difficoltà dei miei coetanei che pensano che nel futuro non cambierà nulla e, come facevo io, si riempiono le giornate con le cavolate. Non so cosa sia successo rispetto al passato, ma oggi chiedere a un giovane come si immagina tra dieci anni è una domanda cattiva”. Il dialogo tra i due pugili è ormai decollato e interromperlo sarebbe un delitto. “Forse è solo che abbiamo tutto a portata di mano – prosegue Daniela – . Non abbiamo dovuto affrontare grandi sacrifici per ottenere quello che abbiamo, mentre ci viene prospettato un futuro poco piacevole, tra guerre, pandemie e crisi climatica. Tutto questo fa la differenza. Per raggiungere gli obiettivi nello sport, nel pugilato in particolare, servono fatica e impegno, forse è proprio per questo che siamo qui in palestra”.
La mancanza di fiducia nel futuro, la fatica come strumento fondamentale, sono parole che eravamo abituati a sentire in bocca agli anziani e Youssef non lo nega: “Io lo dico a mia madre, si stava meglio quando si stava peggio. È vero, io non ho dovuto affrontare quello che hanno affrontato i miei, l’emigrazione, il ricrearsi una vita in un altro paese, ma vorrei comunque fare a cambio. Vorrei avere la visione del futuro che hanno avuto loro”.
Daniela, ricordando i nonni emigrati in Venezuela, mostra di condividere molti aspetti del pensiero di Youssef. La chiacchierata potrebbe continuare all’infinito, purtroppo incombono gli allenamenti e per stemperare l’atmosfera prima dei saluti torniamo alla boxe chiedendo a Youssef in cosa deve migliorare sul ring: “Devo tenere la guarda più alta, mi affido troppo ai miei riflessi. È meglio essere prudenti, un pugno può sempre arrivare e occorre restare sempre concentrati, anche quando si è in netto vantaggio”.
Massimiliano Boschi
Immagine di apertura: foto Marco Vitale, Cooperativa 19
Questo articolo fa parte dello speciale My Generation: un progetto che dà voce alle nuove generazioni attraverso strumenti creativi. Il progetto – promosso dalla cooperativa Young Inside con il sostegno dell’Ufficio Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Bolzano e un contributo del Comune di Bolzano– oltre alle interviste pubblicate in questo speciale, esporrà opere di poster art che permetteranno di potenziare le parole e le narrazioni dei ragazzi e delle ragazze coinvolgendo tutta la città di Bolzano.