Viaggio tra gli artisti NFT: gli spazi e i paesaggi di Julian Frener
Con le sue immagini digitali, Julian Frener crea universi e paesaggi immaginari, spazi caleidoscopici in cui forme e colori si rispecchiano all’infinito, liberi di fluire, contro ogni legge di gravità – naturale. Insomma, l’ipnotica arte di Frener ( frenerdesign su IG) riflette appieno l’immaginario delle opere d’arte NFT, che l’artista realizza dal 2021. “L’ispirazione però non viene guardando Pinterest o Instagram, ma dalla natura” – ci ha raccontato. Brissinese, classe 1995, dopo gli studi al liceo artistico di Merano, Frener ha studiato MultiMediaArt alla Fachhochschule di Salisburgo e attualmente vive a Vienna, dove lavora come Motion Designer presso Jung von Matt, una delle più grandi agenzie pubblicitarie tedesche. Continuiamo con lui il viaggio tra gli artisti e le artiste sudtirolesi che lavorano con gli NFT, di cui avevamo parlato qui.
Da quanto tempo lavori con gli NFT?
Ho iniziato a interessarmi di NFT dalla fine del 2020 e a metà del 2021 ho pubblicato le mie prime Drops NFT su Foundation e Crypto.com. Era il periodo in cui Beeple aveva venduto il suo NFT per 69 milioni di dollari, insomma si era al culmine di questo sviluppo, e tutti ne parlavano.
Eppure la bolla si è sgonfiata subito…
Nel 2021, gli NFT si vendevano molto bene e anche le quotazioni di Ethereum erano molto buone o in aumento. Poi all’inizio del 2022 c’è stato un forte calo delle criptovalute e di conseguenza anche l’interesse per gli NFT è diminuito, se ne vendevano molti meno. Il mercato si è sviluppato così rapidamente che alcuni marketplace (come Foundation o Rarible) hanno avuto un forte boom all’inizio, per poi passare rapidamente in secondo piano.
Cosa offrono gli NFT in più rispetto alle forme d’arte tradizionali?
Sono ancora molto affascinato dalla tecnologia blockchain, dal fatto che ci possa essere un solo proprietario di un’opera d’arte e anche dall’aspetto del collezionismo. Fino ad ora, questo era il punto più problematico, perché le opere d’arte digitali circolavano su Internet e anche se potevano essere ricondotte ad un artista, non potevano essere acquistate,come ad esempio avviene per un quadro tradizionale. Di fatto, grazie alle nuove tecniche, oggi si ha la possibilità di creare arte con un approccio completamente diverso. Ci si può immergere in un mondo digitale completamente nuovo.
Julian Frener
Certo con gli NFT cambia anche il modo fruire e collezionare l’arte…
La differenza è che probabilmente l’opera d’arte digitale non viene appesa alla parete, ma collezionata virtualmente e rivenduta nella stessa dimensione digitale. La creazione e la vendita di un’opera d’arte digitale sono procedure completamente diverse.
A proposito di vendite, chi sono i tuoi collezionisti?
La maggior parte dei miei collezionisti sono persone private che si collegano online solo con un nome utente. I nomi reali e la provenienza rimangono quindi sconosciuti, possono essere piccoli o grandi commercianti d’arte. Ma almeno uno lo conosco: Jesse Powell (CEO e fondatore di “Kraken”, una delle maggiori piattaforme di trading al mondo) è stato il primo collezionista ad acquistare la mia opera d’arte animata “Flow” sulla piattaforma Foundation.
Quanto il mezzo va ad influenzare il contenuto, il tema delle immagini che crei?
In realtà poco, perché la maggior parte delle mie opere vendute come NFT erano già state create prima. Ciò nonostante, quando creo una nuova collezione mi assicuro che i lavori siano in relazione tra loro e raccontino una certa storia. Nel farlo, cerco, all’interno delle mie opere, lavori leggermente simili, ma che abbiano comunque un proprio carattere ben distinto.
Julian Frener, Glipsch, foto courtesy of the artist
Guardando le tue opere, molte sembrano paesaggi immaginari o strutture biologiche al microscopio. Da dove nascono?
Per me, l’ispirazione non nasce guardando bacheche di Pinterest o Instagram, ma viene dalla natura o addirittura dalla città. Scatto in continuazione foto con lo smartphone, sono attratto dalle composizioni e dalle strutture delle cose, che possono trasformarsi in potenziali idee per una nuova opera d’arte. Spesso si tratta di piccolezze, come la superficie di un albero o il modo in cui la luce cade in un bosco.
Quindi l’idea nasce dal mondo fisico, reale…
Si, qualche anno fa ho iniziato a scattare primi piani ad alta risoluzione con un “obiettivo macro” -ad esempio di vernice acrilica, pezzi di ghiaccio, detersivo, etc.- e ho scoperto altre nuove strutture, che ho utilizzato come texture nelle mie opere 3D. Mi affascina vedere quanto da oggetti quotidiani o strutture astratte casuali possano nascere nuovi mondi e paesaggi, che probabilmente non sono visibili a molte persone.
Ci sono artisti a cui ispiri?
Artisti come Beeple, Jonathan Zawada, Peter Tarka o Cornelius Dämmrich sono di grande ispirazione nel campo del 3D e soprattutto spingono a lavorare in modo più sperimentale e dettagliato, ad approfondire la materia. Altri artisti interessanti – non digitali- per me sono Maurizio Cattelan, Yayoi Kusama e Storm Thorgerson. Allargando il campo, movimenti come il Dadaismo e il Surrealismo hanno sempre avuto una grande influenza nel mio lavoro e soprattutto offrono possibilità di espressione completamente nuove, in particolare nell’arte 3D.
Oltre ai paesaggi immaginari, ogni tanto nei tuoi lavori fa capolino anche il corpo umano, come nell’opera “Mister Museum”, pubblicata sul tuo profilo Instagram…
La figura umana non compare spesso nelle mie opere d’arte – quando mi muovo in quella direzione, vedo che poi tendo a riportarla verso la dimensione astratta. Trovo molto interessante deformare il corpo umano o raffigurarlo in posizioni o proporzioni che non sono mai state rappresentate prima, con un certo approccio satirico, come in “mister museum”, dove l’essere umano nell’immagine diventa quasi un oggetto astratto e viene esposto come oggetto d’arte in un museo.
Insomma, la sperimentazione non conosce limiti …
Non appena la cornice del corpo viene rotta, emergono forme e idee completamente nuove. (ad esempio, Exodus). Qui, la rappresentazione dell’essere umano si spinge molto più in là, verso l’assurdo e, soprattutto nel caso dell’opera d’arte, anche verso una direzione più oscura …
Julian Frener, Binge, foto courtesy of the artist
Tornando nello specifico agli NFT, che accoglienza ha avuto questa nuova tecnologia in Alto Adige?
In Alto Adige si riscontra spesso un certo scetticismo -o poco interesse- per questo tipo di sviluppo completamente nuovo ed esclusivamente digitale. Ma ci sono comunque artisti che si stanno confrontando con questa tecnologia, comprendono il mercato e danno il loro contributo.
Quali sviluppi futuri vedi per gli NFT?
Gli NFT sono una prova della rapidità con cui una nuova tecnologia può prendere piede e ispirare il mondo intero. E, anche se il futuro è incerto, credo che possano avere un ritorno e una nuova crescita, perché possono essere ulteriormente sviluppati in altre forme e tecnologie e diventare accessibili a un mercato molto ampio. Con l’arte digitale sta nascendo un movimento artistico completamente nuovo, con generi e artisti diversi. Probabilmente siamo solo all’inizio di una nuova era artistica.
Caterina Longo