Energie rinnovabili, chi le ostacola?
Comitati contro le pale eoliche, ricorsi al Tar contro gli impianti a biomassa, solare troppo impattante dal punto di vista estetico, termovalorizzatori visti come la peste. Mai come in questi anni l’Europa si sta impegnando per trovare fonti di energie rinnovabili che vadano a sostituire quelle fossili, ma mai come adesso queste nuove forme di energia trovano resistenza proprio da parte di forze (pubbliche e sociali) che teoricamente dovrebbero sostenerle. Un bel paradosso che è stato al centro del convegno “Energie rinnovabili: scenari, progetti innovativi e limiti del loro utilizzo” organizzato in Fiera, all’interno del programma di Klimaenergy da Corriere Imprese e dallo studio legale Cd&P.
Energie rinnovabili: chi sono i nemici
Il dibattito è stato aperto dall’intervento di Paolo Dell’Anno, docente della Bocconi di Milano. “I nemici delle rinnovabili sono tanti. Prima di tutto le le istituzioni preposte al rilascio dei permessi. La burocrazia creata dal legislatore a affidato alle amministrazioni pubbliche locali nuovi compiti consentendo alle Regioni di introdurre vincoli di natura ambientale, agricola, sanitarie e paesaggistica. Così è successo che quasi tutte le Regioni hanno dichiarato il territorio regionale vincolato con il risultato che non si riescono più a collocare impianti energetici. Gli altri nemici sono le associazioni ambientaliste: guerre di religione tra quelle che sono sempre e comunque contro”. Dell’Anno chiede un’inversione di tendenza. “Basterebbe che il governo non delegasse alla magistratura la soluzione delle controversie. Servono linee guida più certe. Il settore strategico delle rinnovabili non può essere regolato in modo diverso da una regione all’altra”.
Energie rinnovabili: pazzie all’italiana
L’avvocato Paolo Corti, partner dello studio legale CD&P ha evidenziato “il prezzo della burocrazia e dell’incertezza normativa”. Un esempio su tutti viene dalla Basilicata. Corti porta il caso di un parco eolico arrivato ad ottenere le autorizzazioni. “Inizialmente le concessioni di cavidotti ammontavano a poche poche migliaia di euro all’anno, per una concessione di 29 anni. Appena allacciata la rete, la Provincia di Potenza ha deciso di aumentare questi costi di 55 volte. Una follia: questo gruppo si è trovato improvvisamente 5-6 milioni di costi non preventivati. Un esempio di miopia politica che ha provocato l’immediata reazione da parte del gruppo energetico”. Corti ha impugnato il provvedimento e la Provincia è tornata alle vecchie tariffe. “C’era la semplice necessità di fare cassa – commenta Corti – Atteggiamento folle”.
Energie rinnovabili: Seeber (Leitner) preoccupato
“Stiamo perdendo grosse possibilità”, lamenta Anton Seeber, ceo della Leitner, gruppo leader per gli impianti a fune. “La politica non ha creato norme o strategie chiare di lungo termine che proteggano l’investimento. Come si fa ad incominciare un investimento se le regole cambiano continuamente? Possiamo far ripartire questo Paese con nuovi investimenti: l’interessa dall’estero c’è ma bisogna creare un contesto normativo certo”.