La versione dello Zio: Parigi e l'Italia, la vittoria e la sconfitta
“La versione dello Zio”: l’opinione di Francesco Ziosi
Una potente arma a doppio taglio della gente di Parigi pare essere l’enorme rispetto di sé stessi. Si vede bene in cose molto diverse tra loro: dalla qualità dei loro dibattiti culturali in TV, che sono veramente di livello altissimo, dalle mille placche di marmo in città che ricordano la storia (“qui visse Anatole France; qui Humboldt soggiornava; morì per la Francia in questo luogo la tal persona il 19 agosto del ’44”: gran vantaggio che qui l’antifascismo sia stata una cosa di destra), al fatto che qui ci sono RadioFrance, l’Institut de France, e tutte le cose monumentali che ogni presidente vuole lasciare dietro di sé come un vero monarca scelto dalla nazione. Da noi invece il dibattito culturale sono Sgarbi e Mughini che si menano, la public history è complicata dall’aministia Togliatti ma soprattutto da quello che c’era prima, e oltre al fatto noto che il senso di piccola patria è rimasto quasi sempre più forte di quello di nazione, il potere italiano è una cosa al contempo più pacchiana e più schiscia, troppo per pensare alla propria memoria futura (vi immaginate una biblioteca nazionale Giulio Andreotti, o un centro Berlusconi per le arti?).
Insomma i francesi ci credono, gli italiani no. Il problema è quando poi le cose vanno loro male, tipo la questione della sconfitta ai mondiali di rugby. Se ascolti i commenti della squadra è una metà una ricerca di scuse e una metà la marcia funebre di Chopin. Non hanno la capacità dei britannici di take it on the chin. Da noi invece, beh se c’è una vittoria è sempre un inaspettato numero di guapperia, se si perde vabbè dai cosa ti aspettavi. Anzi a pensarci bene tutta la vita pubblica, ma spesso anche personale, in Italia è mettere le mani avanti in modo da scaricare la responsabilità quando le cose andranno male. Ora tutto questo senso di ricerca della grandeur fa veramente, ma veramente ridere. Però se tutta questa superbia serve almeno a provarci a fare le cose grandi, o tout court fare le cose, non è del tutto mal spesa.
Testo e foto di Francesco Ziosi
Francesco Ziosi, è nato a S. Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, nel 1982. Ha studiato Storia Antica all’Università di Bologna e alla Normale di Pisa. Entrato al Ministero degli Affari Esteri nel 2012 come funzionario culturale, è stato addetto reggente all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera dal 2016 al 2021. A partire da metà agosto 2021 è Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo.