L'Alto Adige entra nella rete europea per la biodiversità
Una nuova opportunità si apre per la ricerca scientifica dell’Alto Adige, una nuova porta sull’Europa: la Provincia di Bolzano è la prima tra le Regioni e le Province italiane, tra le prime dell’UE, ad entrare nel Partenariato Europeo Biodiversa+. Tale sodalizio intende mettere a fattore comune conoscenze legate al miglioramento delle società umane, agli ecosistemi e alle trasformazioni globali. Un ulteriore terreno di lavoro comune riguarda la tutela degli ecosistemi nei diversi territori europei, ad esempio per trovare luoghi adatti all’insediamento dell’orso, ma anche per studiare come la biodiversità può interagire con il cambiamento climatico.
La rete europea per la biodiversità, sostenuta dalla Direzione Generale per la ricerca scientifica e per l’innovazione, insieme a quella per l’ambiente, fa ricerca nel settore della biodiversità e sull’adattamento delle specie animali all’ambiente. Ne fanno parte molte istituzioni nazionali di ricerca dei 25 Stati membri e dei Paesi che con essi collaborano. Sinora solo Ministeri e Agenzie nazionali potevano partecipare a queste reti istituite dalla Commissione Europea per realizzare gli obiettivi della programmazione europea a sostegno della ricerca scientifica e dell’innovazione. La nuova programmazione di fondi europei Horizon Europe 2021-2027 ha adesso esteso la partecipazione anche agli enti locali che così possono impegnarsi direttamente a sostenere progetti di cooperazione internazionale nell’ambito della ricerca scientifica ai quali partecipino enti di ricerca con sede nel proprio territorio.
Biodiversità come base per la vita
L’Alto Adige ha ora deciso di sfruttare la possibilità di questa apertura: alla fine di settembre la Giunta provinciale ha stabilito di entrare nel circuito europeo di ricerca, e ieri (11 ottobre) il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha firmato l’accordo. “Sappiamo che la biodiversità rappresenta un tema centrale per la vita. Tale diversità di animali e piante è messa in pericolo dall’umanità” sottolinea Kompatscher. “Per questo – continua il presidente – come Giunta provinciale abbiamo mosso diversi passi e sostenuto misure nel settore della biodiversità e lavori di ricerca in Eurac Research, Laimburg o al Museo di Scienze Naturali oltre che alla Libera Università di Bolzano. Questa nuova partnership rappresenta un nuovo importante passo verso questa direzione”. Insieme ad altri 45 enti di 33 Paesi, la Provincia autonoma di Bolzano diventa Funding Organisation del bando Biodiversa+ 2021 a sostegno di progetti di ricerca sul tema “Sostenere la protezione della biodiversità e degli ecosistemi sulla terra e in mare”. Come punto di contatto tra gli enti di ricerca altoatesini che vorranno partecipare al bando e la segreteria della partnership fungerà l’Ufficio Ricerca scientifica della Provincia.
Consegna dei progetti entro il 30 novembre
Possono essere presentati progetti transnazionali al massimo triennali che coinvolgano almeno tre enti di ricerca provenienti da almeno due Stati membri/associati e richiedenti fondi da parte di almeno tre enti finanziatori diversi. Essendo la Provincia di Bolzano adesso uno degli enti finanziatori ciò offre un vantaggio competitivo agli enti di ricerca altoatesini. Proposte di progetto (pre-proposals) vanno presentate tramite il electronic proposal submission system (EPSS) entro il 30 novembre 2021. Seguirà un primo controllo formale ed entro il 14 aprile 2022 andranno presentate le proposte definitive che saranno valutate entro settembre 2022 in modo che progetti vincitori possano iniziare inizio 2023. La Provincia ha intanto prenotato 500.000 euro a favore di enti di ricerca altoatesini che dovessero risultare partner di progetti vincitori. A questa somma si aggiunge poi il cofinanziamento da parte della Commissione Europea nell’ammontare di un ulteriore 20% del contributo provinciale assegnato al progetto. In questo modo si acquisiscono fondi UE a favore della ricerca in Alto Adige. “La partecipazione a un progetto europeo di questo tipo è un ulteriore passo verso l’unità europea” sottolinea Kompatscher “nonché un’affascinante sfida per la ricerca dell’Alto Adige di cui l’intera regione può beneficiare”.