Limestone: la linea di drink ecosostenibili ispirati all’Alto Adige
Creare una linea di bevande interamente sostenibili, dalla scelta della materia prima al processo di produzione, imbottigliamento e vendita: con questo obiettivo nel 2020 tre imprenditori altoatesini hanno lanciato la linea di bevande “Limestone”. La linea è ispirata alle materie prime del territorio sudtirolese: il nome scelto, Limestone, indica infatti la roccia calcarea che si trova in gran parte delle Dolomiti. Ci siamo fatti raccontare da Jakob Zuegg, uno dei tre co-founder, come nascono le bibite made in Südtirol ecosostenibili e che risposta sta avendo dal pubblico e dal mercato.
Quando e come è nata l’azienda?
Il prodotto è nato da un’idea che ho avuto insieme ad un mio amico, Daniel Grassl. Mentre io mi sono sempre occupato di ricerca e sviluppo presso l’azienda di famiglia, lui ha lavorato nel settore branding/marketing; entrambi con un’esperienza pluridecennale alle spalle, abbiamo da subito cercato un terzo socio che volesse lanciarsi in questa avventura con noi. Abbiamo quindi trovato Norbert Nägele, che segue l’omonima azienda di bevande a Merano. È iniziato così un iter di ricerca durato circa un anno e mezzo, durante il quale abbiamo condotto numerosi studi riguardo la qualità degli ingredienti e diversi test con esperti bartender, in modo da avere anche il feedback dei professionisti. Nel marzo del 2020 siamo finalmente usciti sul mercato con i primi quattro gusti.
Con quale scopo è partito il progetto?
Personalmente, avendo sempre lavorato nel settore beverage ho sempre prestato molta attenzione alle etichette, alla materia prima e alla sostenibilità dei prodotti che trovavo nei bar o al supermercato. Mi sono presto accorto che al di là dei marchi storici, tutte le startup di settore nate negli ultimi 5 o 6 anni in Italia si fanno fare e imbottigliare il prodotto dalla stessa grande azienda. Non c’è mai una vera ricerca o un valore aggiunto, si tratta più di aziende di marketing che inventano un brand senza poi occuparsi effettivamente delle fasi di ricerca, sviluppo, produzione etc. Da qui è nata l’esigenza di creare qualcosa di autentico, con una forte impronta territoriale e un’attenzione particolare alla sostenibilità.
Sostenibilità che fa parte proprio della filosofia di Limestone, giusto?
Esattamente. Noi del team di Limestone siamo convinti che la sostenibilità che viviamo e produciamo oggi sia alla base per il nostro futuro, e la nostra filosofia si basa proprio su questo: “less waste, more taste”. Il nostro obiettivo è dare l’esempio e proporre un piacere del gusto consapevole. La qualità degli ingredienti, la loro tracciabilità e il design del packaging sono fattori che influenzano molto le scelte di oggi.
Da dove invece il nome?
Limestone è il termine inglese per indicare una roccia calcarea composta principalmente da carbonato di calcio che si trova in gran parte delle Dolomiti. Volevamo che il nome – e anche il logo – richiamassero non tanto il prodotto in sé, quanto più il suo luogo d’origine e la sua fonte d’ispirazione: l’Alto Adige, la nostra casa. Inoltre, un nome inglese permette al marchio di essere utilizzato a livello internazionale, che è sempre stato il nostro obiettivo.
Quanto spazio c’è, secondo lei, nel mercato attuale per bevande che siano al contempo cool ed ecosostenibili?
Non si tratta sicuramente di un prodotto di nicchia, soprattutto adesso che il green market sta diventando sempre più popolare. Prima di avviare Limestone abbiamo condotto diverse ricerche di mercato e siamo convinti che in futuro ci sarà uno sviluppo ancora maggiore, proprio per via della qualità del nostro prodotto. Credo che tutte le aziende che al giorno d’oggi fanno greenwashing verranno piano piano smascherate, dato che un numero sempre maggiore di consumatori di interessa della provenienza dei prodotti e si informa sulla relativa sostenibilità. È chiaro che essere ecosostenibili al 100% è quasi impossibile, ma ci si può sicuramente avvicinare. Noi vogliamo farlo ogni giorno, un po’ alla volta, attraverso piccole e grandi accortezze sia per quanto riguarda la materia prima che per gli step successivi di imbottigliamento e vendita.
Quindi, nello specifico, quali sono i motivi che rendono i drink di Limestone ecosostenibili?
La sostenibilità dei nostri drink inizia dalla scelta della materia prima e prosegue lungo tutto il processo di produzione, imbottigliamento e vendita. Oltre alla qualità della frutta che utilizziamo, ad esempio, teniamo conto di come questa viene trattata, andando alla ricerca di soluzioni biologiche. Anche per quanto riguarda poi il packaging optiamo per alternative green, come carta e vetro riciclati. Inoltre, nella fase di gestione della supply chain ci affidiamo a partner e fornitori locali, che costano sicuramente più di altri sparsi sul territorio nazionale e non, ma condividono la nostra filosofia aziendale. Vogliamo ridurre il più possibile il trasporto su ruote, ed affidarsi a soluzioni locali è sicuramente un primo passo per farlo.
Quali gusti offrite? Quanto è difficile trovare ingredienti 100% naturali – e spesso a chilometro zero?
Attualmente offriamo otto gusti: acqua tonica “Tyrol”, Tonic Water, Herbal Tonic – una tonica aromatizzata con timo e rosmarino – Ginger Beer e Bitter Apple sono stati i primi, lanciati nel 2020, mentre a seguire abbiamo aggiunto Bitter Lemon, Bitter Passionfruit e Bitter Pink Grapefruit, tre gusti fruttati al limone, frutto della passione e pompelmo rosa. Entro la fine dell’anno vogliamo uscire sul mercato con un nuovo prodotto.
Per quanto riguarda invece gli ingredienti, è chiaramente impossibile trovarne certi qui in Alto Adige, come ad esempio i limoni o il pompelmo che utilizziamo per alcune bibite. In questi casi, ci informiamo attentamente sui possibili fornitori da cui acquistarli, scegliendo quelli che condividono la nostra filosofia e allontanandoci il meno possibile dall’Alto Adige.
Quali sono gli step che precedono la vendita?
Direi che principalmente le fasi che precedono la vendita sono quattro: l’ideazione, la ricettazione, la produzione e l’imbottigliamento. Dopo aver avuto un’idea e condotto un’approfondita analisi di mercato, ci affidiamo alla mia azienda di famiglia per sviluppare il prodotto tramite il loro know-how. Una volta stabilita la ricetta quindi, si passa alla produzione e all’imbottigliamento, che prevede anche l’applicazione delle etichette. A livello di costi, tutto dipende da quanto si vuole che il prodotto si espanda ma soprattutto da quanto lo si vuole rendere sostenibile; come detto prima, già preferire dei fornitori locali piuttosto a una grande azienda nazionale fa alzare di molto di costi di produzione.
Quali sono state le principali sfide finora? E quali invece gli obiettivi futuri?
La sfida più grande che abbiamo dovuto affrontare è stata sicuramente il lancio dell’azienda nel 2020. Dal momento che il nostro è un prodotto destinato esclusivamente al mondo della ristorazione e dei bar, partire durante la prima ondata di COVID-19 è stata dura. I primi 18 mesi sono stati molto sofferti, così come anche il recente aumento dei costi. Ma non ci lasciamo abbattere, anzi: oltre al lancio di un nuovo gusto entro fine anno, ci siamo posti come obiettivo quello di continuare la nostra crescita sostenibile, non solo in Italia ma anche all’estero. È tempo di una linea internazionale di bevande che rispecchi le nostre origini e i nostri valori e che si distingua per innovazione, gusto e ingredienti regionali di alta qualità.
Vittoria Battaiola
Immagine in apertura: foto del drink “Herbal Tonic” di Limestone