Lupi in Val d'Ultimo e Val di Non, preoccupazione tra gli agricoltori
Il lupo è tornato in Val d’Ultimo e in Alta Val di Non, e tra gli agricoltori c’è preoccupazione. Alcuni rappresentanti delle organizzazioni contadine delle zone di Ultimo e dell’Alta Val di Non, dove si registra una presenza permanente di lupi, hanno consegnato al presidente del Consiglio provinciale Roberto Bizzo e alla segretaria questora Maria Hochgruber Kuenzer una lettera indirizzata al Consiglio provinciale, in cui esprimono e motivano con precisione le loro preoccupazioni in merito al ritorno di questo grande predatore. Il Piano del Lupo nazionale, dicono, non protegge i loro animali, poiché l’abbattimento di lupi è in linea di principio vietato, senza possibilità pratica di eccezione, e le misure di prevenzione previste sono difficilmente praticabili nell’ambito dell’agricoltura altoatesina.
Il presidente Bizzo ha promesso di interessarsi della questione a livello romano: lunedì affronterà il tema con il presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni, spiegandogli che l’Alto Adige, con il suo labile confine tra ambiente naturale e ambiente antropizzato, non è una zona d’insediamento adatta per i lupi, e che è necessario considerare anche il pericolo per popolazione residente e turisti. «Inoltre – spiega Bizzo – mi metterò in contatto con il mio omologo nel Consiglio della Provincia autonoma di Trento per concordare un’eventuale azione comune».
Nella lettera, i contadini della Val d’Ultimo e dell’Alta Val di Non segnalano che il Piano Lupo nazionale (ancora in fase di proposta) limita in maniera molto stretta le eccezioni al divieto di abbattimento: devono essere state realizzate misure preventive (steccati, cane da pastore ecc.), devono esserci gravi danni al bestiame da allevamento, e non si deve minacciare con l’abbattimento la consistenza della popolazione di lupi. Mentre nelle altre regioni l’area montana è quasi disabitata o gestita solo in maniera estensiva, in provincia di Bolzano si lavora in maniera intensiva anche sopra i 1.600 mt, e ci sono aree adibite a pascolo anche sopra i 2.000, con alpeggi molto estesi e aree di difficile accesso, difficili quindi anche da delimitare con steccati. Nemmeno i cani da pastore sono una soluzione, perché difendono il bestiame non solo dal lupo, ma anche da escursionisti e dai loro cani, con il rischio di richieste danni che ricadono solo sui contadini.
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