Martin Sulser e il futuro delle pompe di calore in Alto Adige
L’interesse per le pompe di calore sta crescendo, non solo tra i proprietari e le proprietarie di case, ma anche tra le istituzioni pubbliche che puntano a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Non è infatti difficile prevedere che, nel giro di pochi anni, i sistemi di riscaldamento a gas e a gasolio attualmente in uso in Alto Adige – e in tutta Europa – non saranno più così largamente diffusi. Una possibile soluzione è l’utilizzo di pompe di calore, impianti che funzionano con l’elettricità e possono essere combinati con l’energia fotovoltaica. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le pompe di calore potrebbero favorire una riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica pari ad almeno 500 milioni di tonnellate al 2030, l’equivalente delle emissioni annuali di CO2 dell’attuale parco automobilistico europeo.
I più lungimiranti stanno già studiando queste alternative, e tra loro c’è Martin Sulser, ingegnere energetico ed ambientale dell’associazione “Klima Club Südtirol”, che ad ottobre del 2022 ha lanciato Lambda, la prima azienda in Alto Adige a produrre pompe di calore e che inaugurerà ufficialmente il 12 maggio prossimo. “Tutto è nato da un’esigenza specifica – spiega – quella di indirizzare l’Alto Adige verso questa tecnologia, che è il futuro del riscaldamento. Dopo un paio di anni trascorsi a promuovere la necessità di questi dispositivi sul nostro territorio, ho deciso di buttarmi io stesso, fondando un’azienda che ne fosse produttrice. Ho ricevuto un grosso aiuto da due miei amici dell’università, che ad Innsbruck hanno sviluppato un nuovo prodotto in grado di risparmiare fino al 25% di energia elettrica in meno. Dal momento che gran parte delle macchine frigorifere industriali sono prodotte in Italia, e si tratta di qualcosa di molto simile alle pompe di calore – tubi in rame, valvole, lamiere – ho proposto loro di produrre in Italia, anche grazie ad un paio di aziende altoatesine con cui ero in contatto e che sapevo essere interessate. Attraverso questi fornitori, sarebbe stato possibile abbassare il prezzo del prodotto e svilupparlo all’interno del mercato italiano, dato che fino ad allora si erano concentrati su quello tedesco ed austriaco. Attualmente le persone interessate al prodotto sono moltissime: si tratta nello specifico di qualcosa di leggermente diverso dalla classica pompa di calore, e costa anche un pochino di più, ma è un vero e proprio impianto di riscaldamento riparabile con tutti componenti europei, perfetto per le opere di risanamento nelle abitazioni più vecchie.”
Come funziona una pompa di calore?
Una pompa di calore utilizza una tecnologia simile a quella di un frigorifero o di un condizionatore d’aria: assorbe il calore a bassa temperatura da una fonte – come l’aria, il terreno o le fonti d’acqua vicine – per poi rilasciarlo ad alta temperatura e trasferirlo dove necessario. Poiché la maggior parte dell’energia viene estratta ma non generata, questi dispositivi sono molto più efficienti delle tecnologie di riscaldamento tradizionali, come le caldaie o le stufe elettriche, e possono persino essere più economiche da gestire. “L’energia generata sotto forma di calore è di solito diverse volte superiore a quella necessaria all’alimentazione della macchina – spiega Sulser – Ad esempio, il coefficiente di rendimento di una tipica pompa di calore domestica è di circa quattro, ovvero genera quattro volte più energia rispetto all’elettricità consumata per il suo funzionamento; ciò rende i modelli attuali dalle tre alle cinque volte più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle caldaie a gas. La maggior parte delle pompe di calore può funzionare anche in modo invertito, raffreddando gli ambienti.”
Insomma, gli aspetti positivi delle pompe di calore sono moltissimi: “Tra i principali sicuramente l’integrazione dell’impianto fotovoltaico. Durante i mesi invernali non è possibile essere autosufficienti dal punto di vista energetico attraverso i pannelli, ma in primavera, estate ed inizio autunno sì, proprio perché c’è ancora tanto sole e le giornate sono più lunghe. Ciò costituisce un vantaggio non indifferente poiché permette alle abitazioni standard di autoprodursi la propria energia. Un altro aspetto interessante è quello dell’insonorizzazione: le nostre pompe, infatti, hanno del materiale assorbente all’interno, così da ridurre al minimo le emissioni acustiche. Questi aspetti però, dipendono molto dalle esigenze del cliente e dal tipo di abitazione, quindi non necessariamente la nostra pompa di calore sarà sempre la soluzione ideale”.
Un altro aspetto da tenere in considerazione, infatti, è quello dei costi: se attualmente in Italia ci sono circa mille pompe di calore di marchi differenti, il range dei prezzi va dagli 8.000 ai 20.000 euro, considerando anche i costi di installazione. “Le pompe di calore sono un investimento – continua Sulser – ed è importante scegliere quella più adatta al proprio tipo di abitazione. Per aiutare il cliente in questa decisione, però, è necessario che cresca il know-how intorno a questa tecnologia anche tra i termotecnici e gli idraulici, che sono di fatto le figure a cui il cliente si rivolge. Noi in primis crediamo nella formazione di queste categorie in merito alle pompe di calore, al loro funzionamento ed installazione, in modo da combattere lo scetticismo iniziale e permetterne la diffusione su tutto il territorio nazionale.”
L’aumento della vendita delle pompe di calore nel 2021 rispetto al 2020. Fonte IEA
Il futuro
Nel 2021 le vendite di pompe di calore a livello globale hanno fatto registrare un aumento del 15%, spinte dall’Unione Europea con un +35%. E’ quanto emerge dal rapporto speciale “The Future of Heat Pumps” dell’IEA, che evidenzia come nonostante nel 2021 circa il 10% del fabbisogno di riscaldamento degli ambienti a livello globale sia stato soddisfatto dalle pompe di calore, sia necessario un sostegno politico per aiutare i consumatori a superare i costi iniziali. Gli incentivi finanziari per le pompe di calore sono già disponibili in più di 30 paesi, che coprono complessivamente più del 70% della domanda di riscaldamento globale; tuttavia, i costi per l’acquisto e l’installazione variano da due a quattro volte in più rispetto a quelli per una caldaia a gas. Se i governi europei riuscissero a tagliare i traguardi di riduzione delle emissioni e di sicurezza energetica, le vendite annuali di pompe di calore in UE passerebbero dai 2 milioni del 2021 a 7 milioni entro il 2030. “La principale differenza tra la Germania e l’Italia – continua Sulser – è il fatto che qui non esiste alcuna differenziazione degli incentivi per le pompe di calore, ce n’è uno unico, mentre lì vengono fatte delle distinzioni ben precise: le pompe di alta qualità hanno diritto al 40% mentre quelle con minore efficienza soltanto al 20%. Per non parlare della confusione tra incentivazione statale, provinciale… insomma, manca purtroppo una base solida e chiara su cui costruire il futuro dell’edilizia e del riscaldamento. Nei Paesi nordici, inoltre, anche da un punto di vista legislativo, le pompe di calore già da tempo ricoprono un ruolo importante: in Svezia o Norvegia sono da anni il sistema di riscaldamento/raffreddamento predominante. Purtroppo, l’Italia ha investito moltissimo sul metano e tuttora in Alto Adige ci sono zone in cui si sta continuando ad ampliare il metanodotto, nonostante negli anni a seguire i prezzi del gas saliranno sempre di più per legislazione europea. È importante rendersi conto il prima possibile – se non subito – dell’enorme spreco di soldi e risorse che viene investito in ciò, quando ci sarebbero alternative molto più sostenibili, innovative e funzionali.”
Vittoria Battiaiola
Immagine in apertura: Martin Sulser