Il rincaro della materie prime impatta sulle aziende: il 55% prevede un calo della redditività
Il 55% delle imprese artigiane manifatturiere prevede una flessione della redditività e una su sei teme rallentamenti dell’attività. Lo rivela un’indagine CNA sull’aumento dei costi delle materie prime. L’onda dei rincari impatta di più sulle micro imprese. Si allungano i tempi delle consegne dei materiali, in media di 25 giorni. CNA Trentino Alto Adige auspica che le Camere di Commercio di Bolzano e Trento attivino subito un osservatorio che monitori costantemente la situazione.
“Tema importantissimo – commenta Claudio Corrarati, presidente della CNA regionale – che si lega strettamente ai problemi di liquidità delle stesse aziende per pagare i fornitori con conseguenze pesanti per l’intera economia. Necessaria un’azione concertata che coinvolga tutti i tasselli del mosaico, dalle Istituzioni alle banche, dalle aziende ai consorzi di garanzia, dalle stazioni appaltanti ai fornitori, affinché vengano individuati correttivi, forme immediate di sostegno e flessibilità straordinaria nella conclusione lavori e nella consegna di prodotti e materiali”.
L’indagine condotta a livello nazionale su un campione di mille aziende dall’Ufficio Studi CNA rivela: “La spirale di rincari delle materie prime e dei semilavorati allarma le imprese del settore manifatturiero e in particolare le micro imprese sulle quali l’impatto degli aumenti dei prezzi è più rilevante. La fotografia presenta tinte fosche, il 55% subirà una contrazione della redditività (quasi il 70% nella chimica), un’impresa su sei teme rallentamenti dell’attività e una su cinque un calo di ordini e fatturato (24,3% per le micro imprese e 10,9% per quelle con più di 10 addetti). Inoltre i rialzi delle materie prime potrebbero generare spinte inflazionistiche e mortificare la ripresa della domanda con riflessi negativi anche sull’occupazione”.
Secondo l’indagine, le micro imprese sono le più esposte e con capacità molto limitate per adottare contromisure. I continui rincari e l’allungamento dei tempi di consegna rischiano di rendere insostenibili i preventivi accettati dalla clientela. Tra le contromisure il 67,8% del campione ha cercato di rinegoziare proposti al cliente, quota che sale al 71% tra le imprese con oltre 10 dipendenti e supera l’87% nel settore della chimica.
Per arginare i rincari un’impresa su tre è alla ricerca di nuovi fornitori, strategia adottata dal 40% delle imprese dell’elettronica e dal 36,8% della meccanica/automotive. Nel complesso le imprese di minori dimensioni devono scegliere tra la forte contrazione dei margini di profitto e la possibilità di perdere il cliente. Il fenomeno dei rincari inoltre ha innescato una serie di difficoltà nel reperire i materiali con una preoccupante dilatazione dei tempi di consegna.
L’indagine si è focalizzata su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi. Nei primi 5 mesi dell’anno gli aumenti sono piuttosto differenziati e oscillano dall’11% delle ceramiche al 50,2% del ferro rispetto alla media del 2019. Ai metalli il primato dei rialzi: i laminati sono saliti del 45%, l’acciaio inox +37,1%, rame +31,4% e l’alluminio sfiora il 30%. Nel segmento del legname si segnalano il rincaro dell’abete pari al 39,4%, pino +32,5%, noce +25,9%. Rialzi molto consistenti anche nelle plastiche con il polipropilene che supera il 30%, il Pvc segna un +22,8%. I semilavorati per la meccanica mostrano un aumento medio dei prezzi del 25,5% mentre più contenuta la componentistica elettronica che si attesta al 17,2%.
“Le imprese – evidenzia l’indagine CNA – valutano con preoccupazione anche l’allungamento dei tempi di consegna dei materiali che in media mostrano una dilatazione di 25 giorni con punte nella componentistica elettronica (40 giorni in più), polipropilene e poliuretano (33 giorni), laminati e reti metalliche 31 giorni. Slittamenti contenuti per coloranti e vernici (11 giorni), adesivi e sigillanti (17 giorni)”.