La nuova Giunta, le elezioni austriache e i circoli viziosi. Intervista a Francesco Palermo
A tre mesi dalle elezioni provinciali dello scorso ottobre, sta per essere varata la nuova Giunta provinciale figlia di una maggioranza di coalizione tra cinque partiti. Una Giunta che nasce all’inizio di un anno che si preannuncia particolarmente interessante dal punto di vista politico. Nel 2024, infatti, si terranno le elezioni europee, e quelle statunitensi, ma si voterà anche in India, Russia, SudAfrica, Messico. Indonesia e in molti altri Paesi. Si calcola che oltre due miliardi di persone saranno chiamate alle urne nel 2024, tra questi, anche gli elettori austriaci che entro la fine dell’anno dovranno eleggere il nuovo Parlamento. La data precisa delle elezioni austriache non è stata ancora decisa, ma, a quanto pare, questo appuntamento elettorale ha già svolto un ruolo non secondario anche nella formazione della nuova Giunta altoatesina. I motivi ce li spiega Francesco Palermo, direttore dell’Istituto per lo Studio del Federalismo e del Regionalismo di Eurac Research e docente di diritto costituzionale comparato all’Università di Verona: “In Austria si voterà in autunno, probabilmente il 29 settembre. Nei prossimi otto mesi potrebbero cambiare molte cose, a giugno si voterà per le elezioni europee e il risultato non sarà ininfluente, ma i sondaggi prevedono un netto vincitore: l’Fpö, i Freiheitlichen austriaci guidati da Herbert Kickl, già ministro dell’Interno del governo Kurz tra il 2017 e il 2019”.
Francesco Palermo
I sondaggi cosa prevedono?
Il Partito della Libertà (Fpö) è accreditato di oltre il 30% dei consensi mentre i socialdemocratici dell’Spö e i popolari dell’Övp otterrebbero percentuali poco superiori al 20%. Non dovrebbero esserci problemi per la formazione di una coalizione di governo tra Fpö e Övp, hanno già governato insieme, qualche dubbio resta sulla nomina a cancelliere di Herbert Kickl, una sorta di Anderlan austriaco, estremamente e orgogliosamente populista che si autodefinisce “Volkskanzler“, cancelliere del popolo. Da questo punto di vista, bisognerà comprendere che ruolo potrà giocare il presidente Alexander Van der Bellen.
Si preannuncia una coalizione simile a quella che sta per essere varata a Bolzano. Seppure a “ruoli” invertiti…
Sì, lo schema dell’Svp appare chiaro, l’alleanza con Fratelli d’Italia fornisce una sponda su Roma, quella con i Freiheitlichen la sponda su Vienna. Kompatscher ha sempre sostenuto che l’autonomia locale è internazionalizzata e funge da ponte tra Italia e Austria.
Ma in questo modo, la composizione della Giunta provinciale sembra essre decisa a Vienna e a Roma. Alla faccia dell’Autonomia…
Diciamo che lo schema è “decidere a Bolzano sulla base di quanto avviene a Vienna e Roma”. La proposta di modifica dello statuto prevede da un lato che future modifiche non possano essere approvare unilateralmente dal Parlamento senza l’intesa col consiglio provinciale – una blindatura che, anche se dovesse essere approvata, e c’è da dubitarne, servirebbe da scudo teorico ma poco pratico, giacché non si sono mai avute modifiche unilaterali. Dall’altro affiderebbe alle norme di attuazione la soluzione di diversi conflitti al posto della Corte costituzionale: oltre alla dubbia legittimità dell’operazione, significherebbe vincolarsi per sempre ad essere in coalizione con chi governa a Roma.
Tornando alle vicende austriache, mentre l’Fpö è nettamente in testa nei sondaggi, Vienna ha un sindaco socialista, Graz comunista e Innsbruck verde. E’ l’ennesima conferma del cleavage città provincia o c’è qualcosa di più e diverso?
I sondaggi dicono che anche Salisburgo, la città della Red Bull, potrebbe avere un sindaco comunista dopo le elezioni di marzo, ma credo che il trend sia confermato. Dall’Austria alla Francia fino agli Stati Uniti e all’Italia, appare evidente come la maggior parte dei cittadini che vivono in provincia abbia una visione del mondo diversa da chi risiede nelle città.
Sarà un anno di importanti elezioni, gli inarrestabili processi di globalizzazione spingeranno la provincia ad adeguarsi alle metropoli o la destra sfonderà anche nelle città più grandi?
In parte, la destra sta già sfondando nelle città, ma andrebbe compreso a che punto è l’ondata populista. Sembrerebbe al suo apice e quindi a breve potrebbe calare, ma molto dipenderà da come andranno a finire le elezioni statunitensi. Se Trump dovesse tornare a governare, l’ondata populista potrebbe rilanciarsi e sarebbe molto difficile frenarla. E’ evidente che il tema centrale delle elezioni in Europa come negli Stati Uniti è sempre lo stesso: l’immigrazione. Vista ovviamente solo come problema, non come opportunità – e talvolta necessità, come in diversi settori produttivi. Questo crea una spirale vantaggiosa per i populisti: se l’immigrazione è solo un problema bisogna arginarla, quindi votare chi invoca i blocchi, poi il fenomeno non si riesce comunque a fermare ma si creano gruppi sempre maggiori di residenti illegali, quindi spinti verso attività illecite, quindi delinquenti, e si ritorna all’equazione immigrati uguale delinquenti, quindi un problema e quindi da arginare e quindi voti ai populisti. Al momento non vedo ancora una rottura di questo circolo vizioso.
Massimiliano Boschi
Immagine di apertura: Manifestazione davanti al Parlamento di Vienna (foto Venti3)