Laimburg, nuove tecnologie a sostegno dei viticoltori
Il meteo è sempre meno prevedibile e nuove malattie e parassiti presentano nuove sfide per la viticoltura. Aggiornarsi sulle nuove conoscenze e considerare nuove tecnologie diventa sempre più importante. Mercoledì 07 agosto, i ricercatori del Centro di Sperimentazione Laimburg hanno presentato presso il maso Ölleiten lo stato dell’arte sulle sperimentazioni in viticoltura. Ironia della sorte: proprio nelle ore in cui gli agricoltori stanno contando i danni del maltempo a Bolzano (si parla dell’intera produzione di Lagrein distrutta).
Tecniche di viticoltura, ma anche contrasto alle malattie delle piante, i due filoni principali dell’annuale presentazione delle prove sperimentali in viticoltura, che i ricercatori del Centro di Sperimentazione Laimburg hanno svolto oggi al maso Ölleiten nei pressi del Lago di Caldaro. L’iniziativa era nata nel 2018, quando i settori di Viticoltura e Salute delle Piante del Centro Laimburg avevano organizzato per la prima volta una visita ai campi sperimentali di Piccolungo (Vadena) per informare sullo stato della ricerca nell’ambito della viticoltura. In seguito al grande successo della prima edizione, quest’anno è stato ripetuto l’evento, che ha riunito numerosi coltivatori e consulenti interessati. “Anche quest’anno i viticoltori sono posti di fronte a numerose sfide”, ha affermato Barbara Raifer, responsabile del settore Viticoltura del Centro Laimburg. “Il mese di maggio è stato particolarmente freddo e piovoso, il che ha contribuito a una forte ondata dei funghi parassiti della vite e in giugno e luglio si sono verificati picchi di caldo insoliti. Il meteo è sempre meno prevedibile e oltre alla propria esperienza, risulta sempre più importante che i viticoltori facciano ricorso alla tecnologia.” Per questo motivo i ricercatori del Centro Laimburg consigliano di affidarsi a dei sensori e tenersi costantemente aggiornati sugli sviluppi dell’innovazione.
Nuovi sensori per ottimizzare l’irrigazione dei vitigni
Irrigazione eccessiva o insufficiente hanno entrambe un effetto negativo sulla qualità delle uve e sui vini da esse prodotti. Gli esperti del gruppo di lavoro Fisiologia e Tecniche Colturali sotto la direzione di Florian Haas, hanno avviato una sperimentazione in campo che mira a testare diversi principi di misurazione attraverso diversi sensori nel terreno. I parametri misurati e messi a confronto sono ad esempio l’umidità nel terreno, la conducibilità elettrica dell’acqua presente nel suolo a ridosso dell’apparato radicale delle piante e ed il contenuto volumetrico di acqua nel terreno. La misura di riferimento per valutare lo stato idrico della vite è la misurazione del potenziale idrico del fusto. Tutti questi parametri hanno lo scopo di valutare l’efficienza di scambio idrico tra suolo e pianta e determinare in tempo reale lo stress idrico e quindi la necessità d’irrigazione. “I dati saranno rilevati per almeno tre anni e al termine della sperimentazione contiamo di poter consigliare la tipologia di misurazione più rilevante ed efficace nella prassi agricola”, ha dichiarato Haas.
Vitigno Schiava: cloni, portinnesti e potatura
Da tempo anche in Alto Adige per la varietà Schiava viene adottato il sistema d’allevamento a spalliera come alternativa alla classica e diffusa forma della pergola. Questa forma di allevamento consente di sfruttare al meglio la radiazione solare, che si ripercuote con un effetto positivo sulla qualità dell’uva.
Per allevare la varietà Schiava con il sistema a spalliera, è di fondamentale importanza la scelta del clone giusto. Il gruppo di lavoro Varietà e Materiale di Propagazione Viticola, sotto la direzione di Josef Terleth, ha presentato in occasione della giornata dedicata alle prove sperimentali, gli ultimi risultati delle ricerche in questo ambito. In dettaglio sono stati analizzati e osservati in campo diversi cloni noti di varietà Schiava, nonché nuove selezioni per stabilire l’idoneità all’allevamento a spalliera. Inoltre, sono stati confrontati diversi portinnesti, poiché essi possono influenzare in modo determinante la crescita, la dimensione degli acini, la produzione e la qualità dell’uva. Infine, i ricercatori hanno voluto evidenziare sia la differenza tra sesti d’impianto, nonché quella tra due diversi tipi di potatura: la potatura normale ad un cordone rispetto al cordone doppio. “Sono molti i fattori che possono incidere sulla resa finale dell’uva”, ha spiegato Terleth, “quindi è importante già dall’inizio fare le scelte giuste sul portinnesto e sul clone da impiegare per raggiungere risultati appaganti”.
La spazzola diradante del Centro Laimburg per una qualità migliore delle uve
I grappoli spargoli sono notoriamente meno soggetti alle malattie come la botrite o il marciume acido. In viticoltura esistono svariate tecniche per favorire un diradamento degli acini, le strategie vanno da complessi interventi eseguiti a mano fino all’uso di defogliatrici pneumatiche e a trattamenti chimici. La spazzola per il diradamento sviluppata presso il Centro di Sperimentazione Laimburg costituisce una nuova e valida alternativa per migliorare il diradamento degli acini nei vigneti e diminuire così il peso del grappolo. Nella pratica la spazzola dev’essere utilizzata sulle infiorescenze in piena fioritura, o sul finire della fioritura, con un trattamento nel quale le setole rotanti passano sui futuri grappoli. Oltre al distacco immediato di singoli acini o parti delle infiorescenze, lo sfregamento dei giovani acini ne provoca, alcuni giorni dopo, la caduta, determinando un diradamento dei grappoli. “Grazie ai trattamenti con la spazzola diradante, è possibile mantenere maggiormente lo stato di salute del grappolo e di conseguenza aumentare la qualità del vino”, ha spiegato l’esperto Ewald Lardschneider. La spazzola diradante era in esposizione per i visitatori durante la manifestazione.
Prove sperimentali su oidio
Precipitazioni frequenti e di conseguenza lunghi periodi di bagnatura fogliare sono condizioni ottimali per gli attacchi di funghi sulle piante. L’anno 2019 è stato caratterizzato da un maggio molto piovoso. In giugno e luglio si sono manifestate forti fasi di calore in parte accompagnate anche da un’elevata umidità. Queste condizioni hanno favorito un’elevata pressione di oidio anche nei vigneti trattati. Christian Roschatt del gruppo di lavoro Valutazione Fitofarmaci, ha illustrato due prove sperimentali atte a contrastare l’oidio in due diverse varietà di vite nel sito del maso Ölleiten. Nella prova sulla varietà Lagrein sono stati effettuati trattamenti con attivatori – sostanze che rafforzano la difesa della pianta – e antagonisti – sostanze atte a contrastare direttamente il fungo – in combinazione con una bassa dose di zolfo. Nella seconda sperimentazione, ovvero sulla varietà Schiava, sono stati valutati prodotti biologici in combinazione con una bassa dose di rame. “Lo scopo degli esperimenti era esaminare l’effetto delle combinazioni di prodotti, ovvero prodotto biologico in combinazione con prodotto standard, nel controllo dell’oidio con l’obiettivo principale di incrementare la sostenibilità, riducendo il numero di trattamenti con fungicidi standard e prediligendo invece le sostanze biologiche”, ha spiegato Roschatt.