"Le soluzioni si trovano, basta cambiare il modo di pensare". Intervista a Martin Oberhauser vincitore del Red Dot Design Award
E’ un mobile made in Südtirol al 100%, ma non profuma di cirmolo e abete e le sue forme somigliano più alla celebre Bubble Chair che alle seggiole da baita, come magari ci si aspetterebbe. Parliamo dell’avveniristica seduta “Chair N° One” del designer altoatesino Martin Oberhauser, che nelle ultime settimane sta facendo incetta di riconoscimenti internazionali: dopo l’assegnazione a Singapore del prestigioso “Red Dot Design Award: Best of the Best”, alla fine di settembre ha anche portato a casa i titoli di “Best Chair of the Year” e Winner al “Prize Designs For Modern Furniture + Lighting® Award” di Chicago e Atene. Per l’occasione la poltrona è stata presentata in una mostra temporanea al Centre for Architecture Art Design and Urban Studies di Atene.
A convincere le giurie internazionali è il design innovativo e “l’assoluta libertà di forma” della seduta pensata da Oberhauser. In effetti la poltrona, realizzata in calcestruzzo, più che un mobile sembra un oggetto cosmico arrivato da un altro mondo, mentre la struttura retinata a maglie fa pensare a quella di tessuti organici guardati al microscopio. Ad essere innovativo non è però solo il design, ma l’intero processo di produzione della Chair N° One. Grazie alla collaborazione con la ditta Progress 3D Innovation di Bressanone, la Chair è infatti prodotta da una stampante 3D (enorme, grande 4 metri per 2) tramite l’attivazione selettiva del cemento. Abbiamo chiesto al suo ideatore, il designer altoatesino Martin Oberhauser, fondatore di studiooberhauser a Bolzano, se oltre ad essere esteticamente bella la sua poltrona è anche comoda… “Certamente, è comodissima! Siamo portati a pensare che il cemento sia un materiale freddo, ma non è così” ci ha rassicurato.
Perché ha scelto la stampa in 3D come metodo di produzione di un mobile di design?
Per la velocità e la possibilità di creare oggetti che sarebbero impensabili in un processo di produzione normale. La stampa in 3D sta cambiando il modo di produrre, perché accorcia il processo ed elimina diversi passaggi – ad esempio non servono più gli stampi in acciaio, che costano dai 50 ai 200 mila euro.
Anche la stampa 3D non però è economica …
Certamente, ma producendo in loco le strade si accorciano e a mio avviso questo tipo di produzione è il futuro, anche per una questione di impatto ambientale. Recentemente abbiamo ripensato un progetto per un cliente che voleva produrre in Cina e siamo riusciti a tenere la produzione in Italia riducendo i costi. Certo qui i costi del lavoro sono più alti, ma non si hanno quelli del trasporto, con tutto ciò che ne consegue. Le soluzioni si trovano, basta cambiare il modo di pensare. Vale anche per noi designer naturalmente.
Foto courtesy studiooberhauser
Il design della Chair N° One ha ben poco di tradizionale… a cosa si è ispirato?
Ero in cerca di una forma non realizzabile con tecniche di produzione tradizionali: mi sono ispirato a forme e strutture presenti presenti in natura, come ad esempio quelle che attraversano le piante e le foglie. Il reticolo da cui è formata la seduta risponde anche ad esigenze funzionali: si fa più stretto nei punti in cui viene esercitata più forza da chi si siede, con i fori che si restringono, mentre si allarga nelle altri parti. Certo, in ogni caso volevo trovare un’estetica da cui emergesse forte e chiaro il messaggio: non sono un oggetto tradizionale!
Quali sono i punti di forza della seduta, oltre alla particolarità del design?
Anche se il cemento normale non ha una buona fama per il suo impatto ambientale, la poltrona è prodotta secondo il principio della “smart factory”, ovvero il materiale viene utilizzato solo dove è strettamente necessario, mentre ciò che resta viene impiegato per un altro modello. Nel processo di produzione della chair adoperiamo come base il vetro riciclato.
La produzione della Chair è esclusivamente 3D?
Certo, è nata così per forma ed estetica e viene prodotta solo su commissione. Ma non è l’unica: con la stessa tecnologia abbiamo realizzato anche altri oggetti, come un tavolo in cemento, un Sousa-Phone (amplificatore analogico per cellulare), vincitore del German Design Award 2021.
Dopo gli studi di design all’Università di Bolzano, Martin Oberhauser si è specializzato all’ ECAL – Ecole Cantonale D’Art de Lausanne in Svizzera, per poi fondare, dopo anni di ricerche e esperienze nel campo dell’innovazione, lo studiooberhauser a Bolzano, specializzato in progetti di design del prodotto, interior design ed animazione/film 3D.
Foto di apertura: Martin Oberhauser e la sua Chair N° One. Foto: ©Christopher Halbsguth.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 24 ottobre 2022