Pesticidi nella coltivazione delle mele? Solo il minimo necessario. La soluzione della startup SprayLogics
Quello dell’utilizzo dei pesticidi in Alto Adige, in particolare nella coltivazione delle mele, è senza dubbio un tema delicato e scottante. Se da una parte c’è chi protesta, parla di “mele avvelenate” e greenwashing, dall’altra c’è chi grida all’allarmismo di massa, rifacendosi a studi e dati diametralmente opposti. Ma facciamo un passo indietro. Secondo l’Istituto nazionale per l’ambiente ISPRA, in Trentino-Alto Adige vengono applicati oltre 40 kg di pesticidi per ettaro, mentre la media italiana rilevata è di soli 6 kg per ettaro. Tra le conseguenze di ciò ci sarebbero l’elevata presenza di pesticidi in luoghi sia pubblici che privati come giardini, biotopi e abitazioni, oltre ai danni sulla salute umana e su quella degli insetti selvatici, che stanno a poco a poco scomparendo dal paesaggio altoatesino. Aspetto, questo, che provoca le proteste delle organizzazioni ambientaliste – l’ultima manifestazione contro l’utilizzo di sostanze chimiche nella monocoltura delle meleti si è svolta lo scorso primo maggio lungo il lago di Caldaro.
Secondo uno studio pubblicato a febbraio 2024 e condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Vienna infatti, sono stati individuati 27 pesticidi diversi nei meleti di questa zona (link). La contaminazione sulle vette alpine e la diminuzione della presenza di farfalle in tutta l’area sarebbero soltanto alcuni dei risvolti negativi del caso studio. La Val Venosta conta più di 5.000 ettari coltivati a melo, che insieme agli altri 13.000 ettari delle valli limitrofe (Valle Isarco e Valle dell’Adige) permettono all’Alto Adige di essere tra i maggiori produttori di mele in Europa, costituendo circa il 10% della produzione.
Eppure, secondo un monitoraggio di fine 2022 dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige insieme al Centro di Sperimentazione Laimburg, la contaminazione da prodotti fitosanitari sarebbe diminuita di oltre il 70% tra il 2018-2021 in 39 siti altoatesini su aree pubbliche. Dove va tracciata dunque la linea di confine tra dato oggettivo e percezione? Come vanno interpretati questi studi? E, soprattutto, si può fare a meno dei pesticidi? Lo abbiamo chiesto a Nicola Baldo, CEO e co-founder insieme a Ulrich Hausmann di Spray Logics, una start-up trentina che sviluppa sistemi per ridurre l’uso di prodotti chimici in agricoltura.
Parlando di numeri sull’utilizzo dei pesticidi: è un trend in calo o in aumento?
Secondo Eurostat, nel 2018 l’Italia era terza in Europa per vendita di pesticidi, preceduta soltanto da Francia e Spagna. Entrando nel merito delle singole regioni, invece, negli ultimi anni il Trentino-Alto Adige ha registrato i numeri più alti subito dopo il Veneto. All’interno di tutto il settore agricolo, la coltivazione di mele risulta essere la più colpita dall’abuso di questi prodotti: in Val Venosta, in 53 siti presi a campione sono state ritrovate tracce di 27 pesticidi dei 97 esistenti in commercio. Insomma, l’uso diffuso di agenti chimici in agricoltura non sembra rallentare, anzi, continua a crescere. E il problema principale è che non si può assolutamente farne a meno.
In che senso?
Recentemente, l’Unione Europea ha chiesto una riduzione drastica di tali prodotti e uno spostamento verso un’agricoltura più sostenibile attraverso il cosiddetto Programma Green Deal. Questo però, è stato temporaneamente sospeso poco dopo la sua pubblicazione, proprio perché fare a meno di questi prodotti è impensabile: ciò causerebbe infatti un calo della produzione del 30%, con conseguenti fallimenti da parte di numerose aziende e notevoli aumenti nel prezzo di vendita dei prodotti. L’unica soluzione a questo problema è l’introduzione di tecnologie avanzate, come quelle che stiamo studiando in Spray Logics. Il nostro principale obiettivo, infatti, è quello di ottimizzare le attività nei campi per creare un metodo sostenibile dal punto di vista ambientale.
Nello specifico, di quali tecnologie si tratta?
I macchinari con cui vengono spruzzati i pesticidi attualmente possono soltanto essere accesi o spenti; in questo modo, il prodotto viene sparso sulle piante senza tenere conto della loro forma o locazione, in modo sempre costante. Questo metodo non è né ottimale né sostenibile, poiché soltanto il 20% di quello che viene spruzzato finisce sulle piante, mentre l’80% si disperde nell’ambiente circostante. Attraverso dei sensori a infrarossi, i nostri macchinari applicano una spruzzatura mirata, con un controllo automatico del volume di prodotto e dei punti di distribuzione in base alle caratteristiche della piantagione. Inoltre, aiutiamo gli agricoltori a mappare digitalmente i loro terreni, così da calcolare il giusto dosaggio di prodotto fitoiatrico e del corrispondente volume di miscela in base alla struttura della vegetazione.
Insomma, pesticidi si, ma con un dosaggio “mirato”
Si, ottimizziamo e pianifichiamo i trattamenti sulla base di modelli di previsione e sensori meteorologici, controlliamo i rischi di contaminazione ambientale – specialmente in prossimità di acque superficiali o di abitazioni adiacenti ai terreni – e analizziamo lo stato di salute delle piante attraverso il monitoraggio della clorofilla. Inoltre, siamo costantemente impegnati nella ricerca e raccolta dati, attualmente anche con un sondaggio online rivolto ai produttori e utilizzatori degli atomizzatori.
Quali sono i vantaggi che i produttori agricoli traggono dall’utilizzo di queste tecnologie?
Oltre ad avere terreni più naturalmente sani, i produttori agricoli riscontrano anche vantaggi economici, dal momento che risparmiano sulla quantità di prodotto acquistato e hanno un margine d’investimento più alto per i trattamenti futuri. Inoltre, possono anche decidere di utilizzare pesticidi molto meno inquinanti ma più costosi, senza il rischio che questi vadano sprecati.
Foto SprayLogics
Come hanno risposto le istituzioni del territorio alle vostre proposte innovative?
Abbiamo ottenuto un finanziamento da parte della Provincia di Trento e collaboriamo con numerosi enti su tutto il territorio regionale. Tra questi, i principali sono la Fondazione Edmund Mach, con cui effettuiamo i test all’aperto per confrontare l’efficacia del trattamento, i parametri di deposito e la riduzione possibile dei pesticidi; la Libera Università di Bolzano, con la quale verifichiamo le prestazioni dei sensori in condizioni simulate e infine due software house, leader sul territorio nazionale per quanto riguarda soluzioni agricole. Nello specifico, si tratta di Mps Solutions e Enogis, che ci aiutano nell’elaborazione dei dati, nella mappatura della vegetazione e nella creazione automatica del cosiddetto “libro delle applicazioni di trattamento”.
Come vede il futuro dell’agricoltura sostenibile in Trentino-Alto Adige?
Negli ultimi vent’anni si è abusato in maniera eccessiva delle risorse del territorio, e questo sta avendo conseguenze molto gravi. Credo che attraverso queste tecnologie sia possibile compiere un primo passo verso un cambiamento radicale, spostandosi così una volta per tutte verso un’agricoltura sostenibile e intelligente. Basti pensare che se la nostra soluzione venisse applicata in Val di Non, dove ci sono oltre 1000 atomizzatori in funzione, l’inquinamento da pesticidi sul territorio diminuirebbe di più del 50%.
Vittoria Battaiola
Immagine in apertura: pesticidi sui meleti, foto Spraylogics