Prison Photography, Degiorgis porta la fotografia in carcere

Un progetto artistico e sociale che usa la fotografia per liberare energie positive. Prison Photography è il titolo dell’ultimo libro d’artista che Nicolò Degiorgis ha creato intorno alla mostra Hämatli & Patriae, da lui curata in qualità di guest curator a Museion. Il libro è esposto a Museion Passage e, parallelamente, all’interno del carcere di Bolzano in una mostra temporanea. Il volume raccoglie una serie di fotografie in bianco e nero scattate dal 2013 al 2017 dai detenuti carcere di Bolzano durante il corso di fotografia tenuto da Degiorgis per la cooperativa alfa beta piccadilly. Prison Photography è una riflessione sulla fotografia e, allo stesso tempo, un tentativo di evadere dalla monotonia della vita carceraria.

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Prison Photography, un progetto a più livelli

«L’esperienza del corso con Nicolò Degiorgis, e quindi il contatto con l’arte e la fotografia è un momento liberatorio; l’arte è importante e in un carcere lo è ancora di più, perché permette di sentirsi persone» dice la direttrice del carcere Anna Rita Nuzzaci. «Quella con la casa circondariale è per noi un esempio di collaborazione non scontata; si sono attivate sinergie sul territorio che potranno essere allargate» spiega la direttrice di Museion, Letizia Ragaglia, che ha anche ricordato «Il dialogo con la casa circondariale continuerà anche in una tavola rotonda il 14 novembre prossimo, proprio a Museion». Degiorgis ha illustrato la struttura del libro d’artista, diviso in più capitoli dedicati a diversi motivi fotografici – architettura, ritratto, natura morta etc. I vincoli naturalmente imposti al linguaggio fotografico da un luogo isolante come il carcere sono stati il punto cardine intorno a cui si è sviluppato l’intero corso. Il libro è pensato per funzionare come un blocco: ogni pagina si può infatti strappare per poter creare mostre personalizzate.

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