Quella realtà «migliore» che ci spaventa

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Non c’è niente di più freddo dei numeri. Qualche matematico o fisico mi smentirebbe, lo so. Ma mi riferisco alle cifre statistiche che servono a scattare una foto determinata, spesso senza spessore, di una situazione. I numeri non raccontano storie. Ancor meno quello che è forse il più qualunquista dei parametri, la media. Mi sto riferendo in particolar modo ai dati Eurostat diffusi venerdì. Quelli che ci ricordano come l’Alto Adige sia la regione con il Pil pro capite più altro: 42.200 euro di media. Quasi 15mila in più di quella italiana (27.800), una cifra più alta dei vicini Tirolo e Trentino. Una buona posizione anche a livello europeo: 21esimo territorio “più ricco”. I numeri, dicevo, non parlano. Le medie, poi, tendono ad appiattire. Mi rendo conto che la cifra nasconda situazioni comunque di povertà, di ingiustizia, di difficoltà.

Ma allo stesso tempo dai numeri non si scappa. Si sa: non sono opinioni. Voglio quindi ritornare al discorso che già ho fatto, riguardo ai reati, della percezione. In quel caso c’erano crimini in diminuzione, nei numeri oggettivi, e una sensazione di insicurezza crescente. Fra i principali colpevoli avevo indicato la post-verità. Batto sullo stesso tasto: alzi la mano chi di noi, frequentando un bar, passando per strada, entrando nel calderone dei social, non abbia sentito qualcuno o più di qualcuno lamentarsi del generale “peggiorare della situazione”. Si vive peggio, si lavora peggio, si mangia peggio, persino le mezze stagioni latitano. Il mondo sembra andare a rotoli, trascinando l’Alto Adige. Eppure i numeri sono là, ci sfidano: la ricchezza continua ad aumentare, le cifre sono da salotto buono italiano e europeo. Facciamoci sfiorare dal dubbio: forse la realtà è ancora una volta diversa. Migliore: e questo ci fa paura.

Enrico Albertini

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