Un racconto lungo il fiume Adige: la mostra di Antonio Rovaldi al Foto Forum di Bolzano
“C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, velocità e oblio” scrive Milan Kundera nel suo celebre romanzo La Lentezza. Per ricordare occorre lentezza, ma anche per vedere veramente a volte è necessario fermarsi e tornare indietro un attimo. Così ha fatto l’artista Antonio Rovaldi, che tra l’estate e l’inverno dello scorso anno ha attraversato – a piedi o in bicicletta- l’intero corso del fiume Adige per dare forma a un racconto del territorio fluviale in tutta la sua geografia, dalla fonte a Passo Resia in Alta Val Venosta, fino alla foce a Rosalina Mare in Veneto.
Ora il frutto di questo racconto, articolato in immagini fotografiche e installazioni video e sonore, è visibile ed udibile in una mostra intitolata, appunto “Torno indietro un attimo” alla galleria Foto Forum a Bolzano (fino al 29 giugno prossimo). L’esposizione, curata da Angelika Burtscher e Daniele Lupo è parte della più ampia serie di iniziative all’interno di FLUX. Azioni ed esplorazioni fluviali, progetto di Lungomare.
È infatti un’esplorazione fluviale quella messa in atto da Rovaldi, ma non solo. L’esposizione a Foto Forum restituisce, attraverso un percorso di 37 stampe e un nutrito corpus di oltre cento diapositive, un diario, in cui il racconto del fiume porta sempre con sé anche paesaggi, luci e stagioni diverse. L’acqua del fiume è placida, ampia, capace anche di conciliare elementi dissonanti, come ad esempio la coppia seduta sulla riva a prendere il sole mentre sullo sfondo campeggia il ponte di un’autostrada percorso dai tir. “Il fiume è da sempre testimone dei diversi rapporti fra uomo e natura, come anche di un ecosistema sensibile” spiegano la curatrice Angelika Burtscher e il curatore Daniele Lupo.
Antonio Rovaldi, dalla serie fotografica Torno indietro un attimo, 2023 – 2024,
stampa Inkjet da negativo, 50 x 70 cm e 40 x 30 cm. Foto courtesy of the artist
La fonte dell’Adige si trova in Val Venosta presso il Bunker Nr. 20, costruito durante la seconda guerra mondiale; da qui il piccolo rigolo diventa poi un carico d’acqua canalizzato per tutta la parte alpina. “Mostrandoci il suo volto più condizionato dall’intervento umano nel territorio altoatesino e nel Trentino, si fa poi repentinamente più morbido una volta raggiunto le pianure del Veneto, cambiando forma improvvisamente quasi al confine tra le due regioni in prossimità di Rovereto. Qui l’artista entra in contatto col tempo “geologico” del paesaggio quando scopre le orme di dinosauri di era giurassica, eccezionale ritrovamento archeologico che negli anni Novanta ha catalizzato l’attenzione di tutte le sfere della paleontologia”, continuano la curatrice e il curatore.
Al di là dell’esplorazione fluviale, a colpire è l’approccio che emerge dai lavori di Rovaldi, quell’invito all’attenzione e ad uno sguardo lento, in cui tutto è giocato sul ritmo: “Non è importante quanto è lunga una distanza, ma il tempo che impieghiamo a percorrerla, un passo dopo un altro, una pausa e una ripartenza. È sempre una questione di ritmo, perché è il ritmo di una sequenza, di un montaggio, che può ricostruire una memoria, un disegno geografico” dice Antonio Rovaldi.
Questo approccio è evidente, in mostra. nella serie di diapositive, istantanee che, rispetto alla sequenza di stampe, rappresentano un dietro le quinte del viaggio, con dettagli e particolari apparentemente poco significativi: il taglio di luce su una mela posata a terra, i piedi rozzi di un crocefisso di legno, attrezzi, la scritta di un negozio. Qui a noi sembra risuonare la ricerca di quella “pulizia dello sguardo” perseguita da Ghirri, quella attenzione che porta a svelare un senso, un momento, in cui in cui “la cosa si manifesta per quella che è, brutta o bella che sia” (Daniele Benati su Ghirri). Davanti alle diapositive di Rovaldi, l’effetto è comunque quello di una pausa contemplativa e riposante – e forse anche involontariamente educativa per i nostri sguardi sfiancati da un mondo di immagini effimere e veloci, vaste quanto gli schermi dei nostri smartphone.
Antonio Rovaldi, dalla serie fotografica Torno indietro un attimo, 2023 – 2024,
stampa Inkjet da negativo, 50 x 70 cm e 40 x 30 cm. Foto courtesy of the artist
È parte della mostra a Foto Form anche il video 20” fermo davanti o di fianco al fiume inspiro schiena dritta braccia tese Adige 2023-24, e l’installazione sonora Ludwig, realizzata in collaborazione col sound designer Tommaso Zerbini, che mescola risonanze fluviali e frammenti dai discorsi del guardiano del Bunker Nr. 20 Ludwig Schöpf. Completa il progetto il libro dal titolo “Morgen –Torno indietro un attimo”, pubblicato da Quodlibet, con i testi dell’autrice Esther Kinsky, lo scambio epistolare tra l’artista e il geologo del Muse di Trento, Marco Avanzini e un testo di Angelika Burtscher e Daniele Lupo, curatori dell’iniziativa.
Il volume verrà presentato sabato 8 giugno alle ore 11. Per l’occasione si terrà una conversazione tra l’artista Antonio Rovaldi e Esther Kinsky (Foto Forum, via Weggenstein 3, Bolzano, ingresso libero). A partire da giugno, “Torno indietro un attimo” si espanderà nello spazio pubblico cittadino delle affissioni, portando a Bolzano immaginari fluviali lontani, provenienti da altri progetti fotografici dell’artista.
Caterina Longo
Immagine in apertura: Antonio Rovaldi, dalla serie fotografica Torno indietro un attimo, 2023 – 2024,
stampa Inkjet da negativo, 50 x 70 cm e 40 x 30 cm. Foto courtesy of the artist