"Non avevamo niente, ma volevamo stare insieme". La Ruga di Oltrisarco compie 50 anni
Bolzano. “Non c’era niente, ma noi volevamo stare insieme” così Maria Grazia Zanetti racconta il primo soggiorno estivo organizzato per gli anziani di Oltrisarco a Bolzano con quell’associazione che poi sarebbe diventata il Club “La Ruga”. Era l’estate del 1976 e “gli alberghi non prendevano gruppi, non esisteva il turismo della terza età. E così siamo andati all’avventura, ci siamo arrangiati con gli stanzoni della Colonia 12 stelle a Cesenatico… ci portavano il cibo della mensa dopo che i bambini avevano finito di mangiare, ricordo dei risotti lunghissimi… e le donne non avevano i costumi, ma certe vestagliette, e gli uomini niente bermuda, solo calzoni tirati su” sorride Zanetti mentre rievoca quei tempi mitici, in cui molti degli anziani vedevano il mare per la prima volta.
Da allora molto è cambiato, da quel niente molto è nato, ma lo spirito e quella voglia di stare semplicemente insieme sono rimasti intatti all’associazione “Club La Ruga”, che quest’anno festeggia l’importante traguardo dei 50 anni.
Maria Grazia Zanetti c’era fin dalla prima ora, e da allora gestisce l’Associazione come Presidente, con energia e fermezza, grazie a cui ha ottenuto, tra l’altro, una nuova sede nella centrale via Claudia Augusta nel quartiere di Oltrisarco, pochi mesi fa. È qui che la incontriamo, saluta il maestro di acquagym e ci mostra gli ampi spazi comuni, la cucina attrezzata, il giardinetto, ed anche l’archivio.
Maria Grazia Zanetti nel suo ufficio al Club La Ruga a Oltrisarco, Bolzano. Foto Venti3
“Ho avuto una vita molto fortunata” ripete spesso mentre ci racconta come è nata l’Associazione, anche se, ad ascoltarla, non sembra così: trentina di origine, tre fratelli e un destino segnato per diventare, al massimo, segretaria in qualche azienda, prosegue dritta per la sua strada con risultati eccellenti fino alla laurea in tempi record in storia e filosofia a Padova, all’inizio degli anni Settanta. Il tutto nonostante le difficoltà e le contrarietà paterne, lavorando per studiare (un copione già visto in molte donne di quell’epoca, come insegna la serie tv “L’Amica geniale”). “Alle medie mi ha iscritto la mia maestra delle elementari”, ci racconta. Zanetti scansa i complimenti come le mosche, non le interessa apparire, eppure la sua storia personale è legata a doppio filo con l’impegno per il sociale e con un rapporto di odio (iniziale)-amore per il quartiere di Oltrisarco, in cui si trasferisce dal centro con la famiglia quando è adolescente “Ci siamo trasferiti dal centro, in via Rosmini, a via Santa Gertrude. Non c’era nulla e non mi piaceva niente di questa via a cominciare dal nome!”, ricorda. Poi un giorno il parroco don Roberto Lorenzoni le chiede di dare una mano in parrocchia con i giovani. “Era anche il mio professore, non potevo dire di no”. E così inizia un’avventura che non si è mai interrotta, nonostante il rapporto “dialettico” con il parroco “seguivo i giovani, c’era il tema dell’educazione sessuale e della contraccezione”, ricorda Zanetti.
Eppure, è in parrocchia, che, ironia della sorte, la giovane Maria Grazia Zanetti prepara la sua tesi sul marxismo. Ed è lì che nasce, in nuce, il Club La Ruga. “Era il 1975 e abbiamo fatto un’indagine per capire la situazione degli anziani ad Oltrisarco, quanti erano, dove abitavano, se erano soli o in coppia” dice Zanetti, e continua “Grazie all’esperienza con i giovani visitavo molte famiglie e sapevo che c’era povertà, il quartiere era depresso…”. Il risultato dell’indagine è significativo: “A Oltrisarco allora c’erano 1030 persone ultrasessantenni- a quel tempo a 60 anni eri già considerato vecchio!” sorride Zanetti. Ma soprattutto si scopre che c’erano molte donne sole, molte vedove, “perché di solito nelle coppie la moglie era più giovane del marito” continua, “la maggior parte vivevano in seminterrati o soffitte perché avevano lasciato gli alloggi ai figli – alloggi sociali o delle ditte per cui avevano lavorato i mariti, pensionati delle acciaierie della Lancia, della Montecatini e della Falck in zona industriale. Erano persone che spesso prima avevano abitato nelle baracche”. Una situazione legata alla storia particolare del quartiere Oltrisarco di Bolzano (raccontata nei dettagli da Fabrizio Miori qui), che si era sviluppato con una popolazione di abitanti, perlopiù italiani, che lavoravano nella vicina zona industriale- con l’industria pesante che dagli settanta andrà in crisi.
Un’immagine dall’archivio del Club La Ruga
Quelle stesse donne sole sarebbero diventate poi “le volontarie più infiammate: erano quelle che sapevano cucinare piatti buonissimi!” dice Zanetti. Ma “era una società polverizzata, anche se non c’erano vere differenze, comunque, le differenze si sentivano: parlavano dialetti diversi, erano tutti i migranti e c’erano i veneti, i trentini e anche i lombardi…” mentre non c’erano questioni etniche “a Oltrisarco non è mai stata avvertita la questione”. Ricordiamo che il quartiere ospitava anche gli alloggi delle famiglie degli Optanti, ritornati in patria. Le questioni erano altre, però “se sei molto povero sei fuori da tutto”, dice Zanetti con un naturale disincanto. “Il commerciante Elio Frisanco, Ilda Berlanda, assistente geriatrica e io, insegnante, abbiamo dato il via al comitato parrocchiale di assistenza, che era in embrione quella che sarebbe diventato il Club La Ruga, nata nell’ottobre 1975”.
E subito parte una delle battaglie più importati portate avanti da La Ruga, quella sull’assistenza economica, in particolare sulla legge provinciale numero 69 che garantiva un minimo vitale agli anziani. “L’assistenza veniva erogata dall’Ente Comunale Assistenza, che non corrispondeva in forma di assegno la differenza dovuta alle persone bisognose, come prevedeva la legge, ma dava viveri: pasta, caffè, qualche cappotto vecchio…era una prassi consolidata, ma illegale. Abbiamo aperto un ufficio qualche ora a settimana e solo nel primo anno abbiamo raccolto oltre 300 domande”, racconta Maria Grazia Zanetti, che all’inizio si scontra con dei rifiuti da parte dell’ente pubblico, ma non demorde. “Sapevamo che sarebbe andata così…ma avevamo la provincia come ente tutore e abbiamo fatto ricorso. In quegli anni il Club La Ruga ha fatto da supplente per l’ente pubblico e piano piano la gente ha capito che ci si poteva fidare. Insieme a Pio Fontana e a Claudio Orsi abbiamo fatto addirittura un tour per informare anche gli anziani degli altri quartieri, siamo arrivati fino ad Egna”.
Un gruppo del soggiorno marino, estate 2023. Foto courtesy Club La Ruga
Ancora oggi il Club La Ruga è un punto di riferimento irrinunciabile per gli anziani non solo di Oltrisarco, ma anche di altri quartieri di Bolzano, con un’offerta di attività vastissima, che va dai corsi di acqua gym alla ginnastica posturale sulla sedia, dai soggiorni al mare estivi ai pranzi sociali fino agli incontri giornalieri in sede e le pubblicazioni. Un’attività necessaria perché “Se c’è una cosa che gli anziani soffrono è la solitudine, oggi sono soli anche se hanno nipoti. C’ è stata una cesura, una distanza tra le generazioni… Oggi avere un nonno in casa e tenerselo non è facile, hanno l’Alzheimer, sono pieni di problemi e malattie ed è una cosa faticosissima. E spesso sono gli uomini quelli più disarmati, fanno fatica a cavarsela da soli in casa, perché le donne li soccorrono in tutto finché vivono” dice Zanetti, ricordando le diverse attività intergenerazionali organizzate negli anni “se metti gli anziani e i bambini insieme stanno benissimo”, si commuove.
Concludiamo la lunga chiacchierata con una curiosità: ma vi chiamate La Ruga proprio come la ruga del viso? Si, il nome è nato da un’idea di Frisanco, all’inizio non ero contenta, ma poi ho capito che era un nome da combattenti, contro gli stereotipi, i vecchi vengono visti male, e le donne soprattutto perché cominciano ad avere le rughe. Ma le rughe sono segno di saggezza.
Caterina Longo
Immagine in apertura: una foto storica del gruppo di signore del Club La Ruga, foto courtesy La Ruga