Smart working, in Alto Adige è utilizzato dal 10% delle imprese. Durante la pandemia era al 27%
In Alto Adige lo smart working è più diffuso rispetto al pre-pandemia, ma ha ancora un notevole potenziale non sfruttato. A rilevarlo è uno studio pubblicato dall’IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano.
La pandemia ha fortemente accelerato l’introduzione del lavoro da remoto nelle aziende altoatesine: mentre nel periodo pre-covid esso era utilizzato solamente dal 3% delle imprese con dipendenti, attualmente tale quota è pari al 10%. Il numero di collaboratori e collaboratrici coinvolti è di circa 11.600.
Naturalmente, questa possibilità riguarda solo le imprese in cui si svolgono mansioni d’ufficio: lo smart working è particolarmente frequente nei servizi, nelle cooperative agricole, nel settore dell’ambiente e dell’energia e nel commercio all’ingrosso, mentre è assai più raro nel commercio al dettaglio, nell’edilizia, nel turismo e nel comparto del commercio e della riparazione di veicoli. Il potenziale è comunque molto superiore ai livelli attuali: basti pensare che durante la fase acuta della pandemia lo smart working è stato svolto dal 27% delle imprese.
Ciò indica che molte aziende continuano a preferire il lavoro in presenza, pur riconoscendo, almeno in parte, gli effetti positivi dello smart working. Alla richiesta di valutare la propria esperienza con il lavoro da casa, circa la metà delle imprese ne dà un giudizio neutrale: né positivo, né negativo. Tuttavia, nei casi in cui il giudizio non è neutrale, le valutazioni positive superano quelle negative. Aspetti molto rilevanti, come “produttività, motivazione e disciplina dei collaboratori in smart working” e “organizzazione e coordinamento dei collaboratori” sono valutati in modo prevalentemente positivo. La “comunicazione con i collaboratori in smart working” viene invece considerata più critica. I giudizi più negativi riguardano però gli effetti dello smart working su “spirito di squadra e senso di appartenenza all’azienda dei collaboratori”.
Prevedibilmente, ci sono differenze marcate tra i giudizi delle imprese che hanno continuato a utilizzare lo smart working dopo l’emergenza covid e quelli delle imprese che lo hanno utilizzato solo temporaneamente durante la pandemia. In particolare, queste ultime esprimono valutazioni decisamente peggiori riguardo alla comunicazione con i collaboratori e le collaboratrici in smart working e alla loro produttività, motivazione e disciplina.
Queste esperienze negative sono probabilmente il motivo per cui alcune aziende hanno abbandonato il lavoro da casa dopo la fase emergenziale. Tuttavia, lo smart working offre anche grandi vantaggi, soprattutto in termini di attrattività dell’impresa come datore di lavoro. Inoltre, grazie allo smart working è possibile ampliare il bacino per la ricerca di nuovo personale, poiché la distanza dalla sede lavorativa diviene meno importante per i potenziali collaboratori e collaboratrici. Per questo motivo, lo smart working può contribuire a ridurre l’abbandono delle zone rurali e a diminuire il traffico dovuto al pendolarismo.
Il Presidente della Camera di commercio di Bolzano, Michl Ebner, afferma: “In tempi di carenza di manodopera e personale qualificato, lo smart working può accrescere significativamente l’attrattività di un datore di lavoro.”
Il rapporto IRE 2.23 “Il ricorso allo smart working nelle imprese altoatesine – fenomeno provvisorio del periodo Covid o modello duraturo per il futuro?” è disponibile online a questo link.