Südtiroler Platz e Andreas Hofer. Viaggio nella toponomastica sudtirolese di Vienna
Vienna. A otto fermate dal capolinea della metropolitana U1 direzione Oberlaa di Vienna si trova l’unica stazione della capitale austriaca con doppio toponimo: Südtiroler Platz/Hauptbahnhof. Una duplice denominazione che non sempre è esplicitata chiaramente – su alcune mappe della rete di trasporti sotterranea ci si riferisce alla sola fermata di Hauptbahnhof – e che, di conseguenza, a volte manda in confusione i turisti più sprovveduti. Anche perché la segnaletica della stazione metro alterna un cartello, nel rosso fiammante caratteristico della linea 1, per Südtiroler Platz a uno per Hauptbahnhof.
Seguendo le indicazioni per l’uscita in direzione Südtiroler Platz ci si lascia alle spalle la risalita verso la nuova stazione centrale dei treni di Vienna (inaugurata nel 2015), che non è altro che un grande centro commerciale attraversato da binari, dove tutti i negozi sono di catene e dove a regnare è soprattutto il cibo: dagli onnipresenti fast-food americani McDonald’s e Burger King passando per quelli tedeschi come Nordsee fino ad arrivare ai più tradizionali viennesi, Leberkaspepi, specializzato in Leberkäse, e Türkis, che fa kebap.
Sconfitto dunque il richiamo di una pausa pranzo industriale nell’asettica stazione centrale viennese e salita la scala mobile in direzione Südtiroler Platz, si arriva infine alla piazza per il mantenimento del cui nome (sulle indicazioni della metropolitana) ormai più di dieci anni fa Eva Klotz e la Fpö si sono battuti strenuamente. Qui si è accolti da un centro scommesse dall’invitante nome di Cashpoint e da un kebabbaro seguito da un piccolo bar dal nome omonimo alla piazza. Questa prima settimana di marzo ha portato temperature primaverili, guastate solo da un po’ di vento, eppure sulle allettanti sedioline rosse, poste strategicamente al sole dal barista, non siede nessuno.
E appare un po’ così Südtiroler Platz in questa stagione: poco trafficata (perlomeno dai pedoni). Dall’altro lato della piazza rispetto al bar, separato da una strada e un piccolo parco con qualche panca in legno e alberi ancora spogli, si trova l’uscita est della metro. Davanti a essa stazionano tre anziani signori che invitano i pochi passanti – principalmente clienti del Billa che escono di fretta e con lo sguardo puntato sul cellulare – a seguire il corso sulla Bibbia offerto dalla Congregazione cristiana dei testimoni di Geova. Alle loro spalle tre opere di Michael Sailstorfer, artista contemporaneo tedesco, intitolate “Hauptweg und Nebenwege”. Sono posizionate sopra i conduttori di ventilazione della metropolitana e secondo la targhetta posta alla base di uno di questi rappresentano «l’importanza della piazza come snodo di trasporti» e traducono «in forma concreta stati come l’immobilità e il movimento». Le installazioni, basate su disegni che mostrano la situazione del traffico viennese (in particolare di quello sotterraneo), evocano mappe, percorsi e strade.
Quella di Sailstorfer non è l’unica opera presente in Südtiroler Platz: poco più avanti, di fronte all’ostello Do Step Inn, poco rialzata rispetto alla via pedonabile, si trova una stele commemorativa intitolata ad Andreas Hofer. L’opera non fu eretta dalle autorità pubbliche, ma dell’installazione si occupò l’Union für Südtirol nel 1978, lo stesso anno della costruzione della fermata metropolitana. Progettata da Clemens Holzmeister e realizzata da Jakob Adlhart, esibisce una grande aquila tirolese sotto la quale una scritta recita il nome “Andreas Hofer”; sul lato occidentale della stele invece è inciso l’inno nazionale tirolese. Ai suoi piedi una corona di rose bianche e rosse, su cui è posata una fascia bianco-rossa.
Oltre al toponimo, la stele per Hofer è l’unica testimonianza sudtirolese in questa piazza, che, come le altre diciannove Südtiroler Platz (a volte Südtiroler Straße) presenti in Austria, prese questo nome – nel caso di Vienna sostituendo il precedente Favoritenplatz – nel 1927 per ricordare la separazione dall’Alto Adige in seguito al trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919. Nostalgia eccessiva? Lo è secondo l’editorialista di Falter, Birgit Wittstock, che lamenta la mancata fantasia dei toponimi delle maggiori stazioni austriache (Innsbruck, Salisburgo, Bregenz, Linz, Vienna appunto). Eppure, ormai dieci anni fa, come detto, durante i lavori per la costruzione della stazione centrale, Eva Klotz e la Fpö hanno combattuto affinché il nome non venisse cancellato dalla stazione metropolitana e oggi, nonostante qualche confusione, la fermata della metro non ha abbandonato Südtiroler Platz del tutto. Ma, leggendo i commenti di alcuni viennesi in riferimento alla piazza su un forum, emerge quanto poco questa sia loro cara: «è un pugno nell’occhio e d’estate un inferno di calore»; «come pedone? Troppi semafori e traffico continuo». Addirittura, c’è chi si chiede se chi ha polemizzato al tempo, vi abbia mai messo piede: «se gli altoatesini fossero mai stati a Südtiroler Platz, non avrebbero avuto problemi a rinominarla». Che abbia ragione?
Testo e foto di Edoardo Sanzovo