Quanto sono ammalati i suoli europei? Intervista a Tanja Mimmo (Unibz) sul progetto ECHO
“Si parla spesso di plastica nei mari, è un’immagine che funziona, mentre spiegare l’inquinamento del suolo è più difficile, ci camminiamo sopra, ma non lo vediamo e per l’essere umano quello che non si vede non esiste” ci ha spiegato Tanja Mimmo. Bolzanina di nascita, studi a Bologna e poi negli Stati Uniti, Tanja Mimmo è tornata nella sua città dopo diverse esperienze all’estero, dove ora dirige il Centro di Competenza per la Salute delle Piante e insegna chimica e fertilità del suolo alla Libera Università di Bolzano. Per l’ateneo altoatesino Tanja Mimmo è coordinatrice di ECHO – Engaging citizens in soil science, progetto di ricerca co-finanziato dall’Unione Europea che vede coinvolti 16 partner europei e scozzesi, tra cui 10 università e organizzazioni di ricerca, oltre ad aziende e fondazioni con un budget complessivo di 5.5 milioni di Euro. L’obiettivo di ECHO, che ha preso il via la scorsa estate, è creare una banca dati aperta sullo stato di salute dei suoli, coinvolgendo attivamente i cittadini “per promuovere la gestione del suolo e favorire un cambiamento comportamentale in tutta la UE” spiegano gli organizzatori sul sito del progetto.
In un momento in cui la nostra vita sembra decisa dalla dimensione virtuale e digitale, AI compresa, lei si occupa di una cosa tangibile come il suolo
È importante parlare della salute del suolo, una risorsa non rinnovabile che andrebbe protetta e salvaguardata, fondamentale per la nostra esistenza: agisce da filtro per acqua e aria ed è il luogo da dove proviene il 98 % dei nostri alimenti. ECHO si pone l’obiettivo di fotografare lo stato di salute del nostro suolo – secondo l’Osservatorio europeo del suolo due terzi dei suoli europei sarebbe classificato come non in salute.
Cosa significa che un suolo non è in salute?
Un suolo non in salute ha perso la capacità di sostenere la produttività, la diversità e i servizi ambientali degli ecosistemi terrestri.
Ovvero?
Il suolo è sotto i nostri piedi, ma per l’essere umano ciò che non si vede non esiste… Si sente spesso parlare della plastica negli oceani – quella contenuta nel suolo è in realtà di gran lunga maggiore, ma pensare alla plastica nel mare fa più effetto, è un’immagine che funziona meglio. A mio figlio spiego che il pane e la farina con cui è fatto provengono da una pianta, che se è cresciuta in un suolo sano sarà più salutare per il nostro organismo.
Quando si pensa al suolo, lo si associa generalmente al campo agricolo…
Invece si intendono tutti i suoli, non solo quelli che producono alimenti; i giardini e le foreste, ma anche le passeggiate del Talvera a Bolzano ad esempio, perché non è solo il suolo agricolo ad essere rilevante, ma anche i suoli urbani, che filtrano l’ acqua e l’aria .
Di cosa hanno bisogno i suoli?
Una metafora che funziona è anche quella dell’esercizio fisico: il terreno è come un corpo e deve restare “in forma”. Non è statico, ma un organismo vivo, è in continuo cambiamento nell’interazione con l’acqua, l´aria , i macro-microorganismi e i nutrienti che vengono assorbiti continuamente insieme all’acqua dalle piante, e va gestito in maniera ottimale. È una consapevolezza che dovremmo portare con noi anche quando andiamo a fare la spesa, domandandoci se il prodotto che stiamo acquistando è frutto di una agricoltura sostenibile.
Tornando al progetto, come pensate di raccogliere i dati?
Cercheremo di mobilitare più persone possibili per farci aiutare: la cosiddetta citizen science ha un grande potenziale, coinvolge cittadine e cittadini e li rende partecipi con una situazione di win win, in cui le persone diventano parte della comunità scientifica diventando ricercatori e ricercatrici.
Chiunque potrà improvvisarsi scienziato/a? Non è rischioso?
No, le assicuro che anche mio figlio di sette anni sarà in grado di farlo dopo una breve formazione. Forniremo una app ed un kit con cui ognuno riceverà istruzioni per campionare il suolo e inviarcelo – i cittadini analizzeranno il suolo e ci invieranno una parte con la quale noi determineremo i metalli pesanti e la diversità microbica. I dati verranno poi raccolti in una piattaforma open access e intendiamo incentivare le autorità pubbliche come i comuni ad utilizzarle, come supporto per prendere decisioni. I cittadini vengono coinvolti fin da subito durante lo sviluppo delle strategie di coinvolgimento, poi nella raccolta dati e dei campioni, il tutto sempre sotto la supervisione dei ricercatori del progetto.
Che obiettivi vi siete dati?
Vorremmo arrivare a 16.500 siti campionati in tutta Europa, con 28 iniziative in tutti gli stati membri… sappiamo che è molto ambizioso, ma abbiamo fiducia nel coinvolgimento attivo e propositivo dei cittadini! Per quest’anno il progetto è ancora in una fase preparatoria, ci stiamo dedicando ad una mappatura dei gruppi target nei vari paesi, alla creazione dei materiali e alle strategie di coinvolgimento, per poter poi lanciare le prime iniziative a fine 2024.
Il progetto è totalmente nuovo?
Ci sono state iniziative più piccole, ma a differenza di altri progetti che si concentrano su un unico parametro del suolo noi miriamo ad analizzare più indicatori contemporaneamente creando un database unico – un database che include ad esempio dati come il contenuto della sostanza organica, la tessitura, la presenza di lombrichi e di sostanze contaminanti come plastiche.
A proposito di agricoltura, in questi giorni assistiamo alle proteste degli agricoltori, che idea si è fatta?
Capisco le loro preoccupazioni, un agricoltore è sotto pressione sotto diversi aspetti come la gestione della produzione nel campo, la lotta per i prezzi, la competizione internazionale, che minano la loro sopravvivenza. Gli obiettivi che sono stati dati sono stringenti con una riduzione del 50% dei pesticidi ed il ripristino della natura su almeno il 20% delle superfici terrestri e marine entro il 2030.Una transizione ecologica concertata con gli agricoltori per una riduzione progressiva degli input esterni (ad es. agrochimici, fertilizzanti e pesticidi, ma anche acqua ndr) sarebbe auspicabile al fine di una agricoltura sempre più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Quali sono, secondo lei, le questioni più urgenti da affrontare?
La gestione del suolo e il contenimento dell’inquinamento, per preservare la sostanza organica e minimizzare l’erosione; minimizzare la lavorazione del suolo per conservare gli aggregati, molto preziosi per mantenere le proprietà del suolo, l’azione biotica e per la capacità di ritenzione idrica. Ultimo aspetto ma non meno importante è il consumo del suolo…se ha notato andando in treno da Bolzano a Bologna vede molti terreni marroni, arati, senza piante: questo non positivo perché il suolo non dovrebbe essere mai spoglio. Il vento porta via le particelle di suolo e, se piove, si verificano eventi di ruscellamento e lisciviazione; poi, in concomitanza di eventi metereologici estremi si possono verificare catastrofi naturali come l’alluvione in Romagna della scorsa primavera.
Caterina Longo
Immagine in apertura: foto di Jing da Pixabay