Supermercati e acqua dei pozzi: le nuove frontiere del teleriscaldamento
A Copenaghen una parte della rete di teleriscaldamento tradizionale sarà isolata per creare una rete innovativa a bassa temperatura. Ad alimentarla sarà il calore di scarto prodotto dagli impianti di refrigerazione di due supermercati. Nel centro di Milano invece, sarà realizzata una nuova rete di teleriscaldamento il cui calore sarà prodotto da acqua di pozzo e da una cabina di trasformazione della rete elettrica. In un progetto europeo appena avviato, 28 partner coordinati da Eurac Research lavoreranno per i prossimi quattro anni all’installazione di otto diverse reti di teleriscaldamento innovative in altrettante città europee. Si tratta di reti che riducono drasticamente il consumo di energia fossile per il riscaldamento e il raffrescamento, abbattendo così le emissioni di CO2 e di inquinanti. Parallelamente il gruppo di esperti svilupperà i modelli di business con cui le aziende energetiche potranno gestire al meglio questa tecnologia.
“Con questo progetto la tecnologia del teleriscaldamento a bassa temperatura esce dai nostri laboratori per entrare nelle città” così Roberto Fedrizzi, coordinatore di REWARDheat e responsabile del gruppo di ricerca sui sistemi di riscaldamento e raffrescamento sostenibili di Eurac Research. Per la prima volta infatti, grazie al cofinanziamento della Commissione Europea, otto diverse reti di teleriscaldamento vengono installate simultaneamente in Europa nell’ambito di una stretta collaborazione tra enti di ricerca, produttori di tecnologie e aziende energetiche. I ricercatori affiancheranno le aziende nella progettazione e nell’installazione delle reti, seguiranno il loro funzionamento e studieranno nuovi modelli di business con cui gestirle. Il teleriscaldamento a bassa temperatura introduce infatti un cambiamento sostanziale nel mercato dell’energia termica, poiché i singoli clienti possono produrre energia per la rete, oltre che sfruttarne il calore. Considerando che il teleriscaldamento tradizionale lavora con temperature intorno ai 90˚C, le fonti di calore per alimentare la rete sono caldaie, cogeneratori o inceneritori e le poche industrie in grado di generare calore di scarto ad alta temperatura. Nelle soluzioni di teleriscaldamento che saranno installate nel progetto, il calore sarà distribuito a temperature molto più contenute (da 10 a 60°C), quindi le fonti in grado di fornirlo sono molto più numerose. Per esempio, a Radolfzell sul Lago di Costanza diversi edifici di un piccolo quartiere industriale potranno acquistare energia per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria da una nuova rete di teleriscaldamento – funzionante a 10°C – e allo stesso tempo fornire alla rete il calore di scarto generato dai propri impianti di climatizzazione.
Altre reti innovative saranno installate a Milano – dove A2A Calore e Servizi costruirà una nuova rete collegata a condomini, a una biblioteca e a una scuola – ad Amburgo, a Copenaghen e negli altri siti pilota in Svezia, Croazia, Francia e Paesi Bassi. Eurac Research è uno dei primi centri di ricerca in Europa ad aver investito sul teleriscaldamento a bassa temperatura. “Siamo partiti con il nostro primo banco di prova al NOI Techpark finanziato della Provincia di Bolzano, per poi guidare diversi progetti europei nei quali abbiamo studiato la tecnologia a livello teorico e testato in laboratorio i sistemi di gestione degli impianti. Ora vedremo il risultato concreto del nostro lavoro” conclude Fedrizzi.
“REWARDheat prevede la realizzazione di massicci interventi nelle aree pilota. Contribuire in modo così concreto allo sviluppo del sistema energetico di grandi città europee è un traguardo importante per la nostra ricerca. Questo progetto è notevole anche dal punto di vista del budget: con 15 milioni di euro stanziati da Bruxelles è il più grande progetto europeo coordinato finora da Eurac Research. Di questi, dieci milioni finanzieranno la costruzione delle nuove reti, insieme ad altri 20 milioni di capitale privato messo a disposizione dalle aziende energetiche coinvolte” commenta Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research.
foto Ivo Corrà