Quando Donald Trump si credeva la Francia. Il “Tour de Trump” nel ricordo di Maximilian Sciandri

Orizzonti. Maximilian Sciandri è oggi uno dei direttori sportivi della squadra ciclistica spagnola Movistar, ma qualcuno se lo ricorderà per la vittoria a Riva del Garda dell’edizione del Giro del Trentino di trent’anni fa (ora Tour des Alpes). Altri perché vinse una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta 1996 gareggiando sotto la bandiera britannica grazie alla sua doppia cittadinanza. In carriera ha vinto tre tappe al Giro d’Italia e una al Tour de France, ma se scriviamo oggi di Maximilian Sciandri è per altri motivi: per la sua partecipazione al Tour de Trump, gara ciclistica statunitense da cui tornò con un podio e un brutto infortunio.
La prima edizione del “Tour de Trump” si tenne nel 1989.  Il nome giocava su una presunta assonanza tra France e Trump ed effettivamente, tutto girava attorno a colui che per ben due volte sarebbe poi diventato presidente degli Stati Uniti. Il suo nome appariva ovunque, su striscioni e manifesti, ma anche nei cartelli di chi già lo contestava pesantemente. “Trump signore delle mosche”, “Combatti il trumpismo” scrivevano i dimostranti che paragonavano anche la prima moglie, Ivana, a Imelda (Marcos). (Si veda qui)

Il percorso del Tour de Trump 1990

Della corsa a tappe “ad personam” si disputarono solo due edizioni, nel 1989 e nel 1990. La prima la vinse il norvegese Dag Otto Lauritzen, la seconda il messicano Raúl Alcalá. Poi, come raccontò la stampa statunitense, i problemi fiscali e la bancarotta di due hotel di Atlantic City spinsero Trump a ritirare il suo sostegno economico e il “Tour de Trump” divenne “Tour DuPont”.
Maximilian Sciandri partecipò all’edizione 1990. Il suo miglior risultato lo ottenne nella nona tappa che da Allentown portava nientemeno che a Betlemme (quella della Pennsylvania). Giunse terzo, mentre la vittoria andò a Olaf Ludwig, uno dei primi tedeschi dell’est a passare professionista. La tappa seguente, da Stroudsburg a New Paltz si corse sotto una forte pioggia e Sciandri tentò la fuga, insieme all’olandese Henk Lubberding e al francese Henri Abadie. “Arrivati su uno di quei grandi ponti in metallo tipici degli Stati Uniti – ci racconta Sciandri – finimmo tutti e tre per terra e poi in ospedale.

Sciandri (a sinistra, sul podio di Betlehem

Causa caduta, Sciandri fu costretto al ritiro e questo gli impedì di partecipare alla tappa tutta newyorchese del giorno successivo. “Mi dispiacque particolarmente perché avevo dato appuntamento ai miei proprio a New York – ricorda Sciandri – . Io dal 1995 al 1990 ho abitato a Los Angeles dove vivevano e vivono i miei genitori e pensavamo di rivederci in occasione della tappa newyorchese. La caduta lo rese impossibile”.

Sciandri dopo la caduta

Per Sciandri il Tour de Trump fu, quindi, una sorta di “gara di casa”, ma molti altri parteciparono perché ingolositi dal ricco montepremi. quasi trecentomila dollari, di cui 50.000 al vincitore. “Dal punto di vista economico – prosegue Sandri – non ci fecero mancare nulla. Per un paio di trasferimenti ci venne messo a disposizione uno sfarzoso aereo con gli interni in pelle e di notte riposavamo in hotel di gran lusso. Trump non aveva badato a spese”. Purtroppo, per l’allora quarantatreenne Imprenditore newyorchese il conto si rivelò, però, fin troppo salato. Quella del 1990 fu l’ultima edizione del Tour de Trump. Evidentemente, la seconda edizione si rivelò un fallimento.

Massimiliano Boschi

 

Immagine di apertura: Il Tour de Trump 1989. Foto © Donald West da Wikipedia

 

 

 

Ti potrebbe interessare