Concerto universitario annullato: Bolzano è una città per vecchi (molto ricchi)
Una città che non lascia spazio ai giovani. Soprattutto in centro. L’ultimo caso è emblematico: un concerto organizzato dagli studenti di Unibz nel cortile dell’Università è stato annullato venerdì dagli organizzatori (Uniparty) perché il Comune aveva limitato il tempo concesso per la musica dal vivo dalle 20 alle 21. Un’ora sola per far esibire due band «Atop the hill» e «The homeless band». Inizialmente il concerto sarebbe dovuto andare avanti fino alle 23. Poi la decisione di far finire la musica alle 21: un’ora in cui non è ancora buio, la città è piena di turisti e nei ristoranti ancora si cena. Davanti al contingentamento del tempo agli organizzatori non è rimasto altro che annullare tutto.
Protestano i Verdi, i giovani democratici e il team K. Ma la verità è che su troppi fronti la città penalizza i giovani. Prima di tutto per i prezzi: Bolzano è una città assurdamente cara. E ancora più caro è abitare. Fattore chiave per i giovani, che siano altoatesini o che siano qui solo per studiare. Lo dice anche il rettore dell’Università Paolo Lugli che lamenta la carenza di alloggi per far crescere l’Università. A 22 anni dalla nascita l’ateneo è ancora vissuto come un alieno da una città che strizza l’occhio ai turisti come se fossero la panacea di tutti i mali (e i maggiori apportatori di Pil, cosa non vera). Turisti preferibilmente tedeschi e con una porsche decapottabile: e allora nessun problema per progetti come Piazza Walzer e Castelronda che di creativo hanno gran poco, tanto spazio ai plateatici e ai ristoranti all’aperto, troppa poca attenzione ai giovani fatta eccezione per alcuni progetti nelle periferie.
Eppure Bolzano e l’Alto Adige hanno bisogno ora come mai di attirare giovani di talento: servono allo sviluppo delle imprese che non trovano manodopera (e lì sì che c’è il PIL di questa provincia), servono a NOI Techpark e agli istituti di ricerca che hanno bisogno di menti brillanti per permettere alla scienza di far sentire il suo impatto positivo sul territorio. Pensare che innovazione scientifica e industriale da una parte e quella sociale dall’altra possano rimanere disgiunte è sbagliato e pericoloso. E qui si misura tutto lo strabismo di un territorio che decide di investire sull’innovazione e sull’università ma non accetta di aprire le maglie della società altoatesina: cinque anni per diventare residenti a pieno titolo e basta che non si voglia disturbare l’asburgica quieta da cartolina inventata. Chi riuscirà a capire il problema e interpretarlo potrebbe trovare la chiave, anche a livello elettorale il prossimo anno, per cambiare il mood di una città spaventata da tutto ciò che va oltre i cliché.