Unibz fucina di talenti: sforna il triplo degli startupper rispetto alle altre università italiane
Nell’indagine di AlmaLaurea per la prima volta viene fotografata una particolare congiunzione tra il sistema universitario italiano e il mondo produttivo, ovvero la creazione di nuove imprese da parte dei laureati. A questo scopo, AlmaLaurea ha analizzato i dati di un sondaggio sulle esperienze imprenditoriali degli studenti laureatisi tra il 2004 e il 2018. Tale orizzonte temporale ha permesso all’équipe del prof. Maurizio Sobrero (Università di Bologna), incaricata di svolgere la ricerca, di catturare sia le caratteristiche fondamentali che le tendenze nel cambiamento. La scelta compiuta dal gruppo di ricerca è stata di considerare come fondazione di nuova impresa la registrazione di qualsiasi nuova attività economica, comprese le ditte individuali. Conseguentemente, vengono considerati come imprenditori anche i laureati che creano uno studio professionale o un piccolo esercizio commerciale, come una tabaccheria. In questa accezione, i quasi 3 milioni di laureati italiani considerati nell’indagine hanno fondato nell’orizzonte temporale 2004-2018 oltre 205 mila nuove imprese.
Significativamente diversa appare la fotografia dei laureati imprenditori se ci concentriamo sulla fondazione di quelle imprese che, sia nel linguaggio comune che in senso tecnico, associamo alla creazione di nuove imprese, ovvero le cosiddette startup innovative. Nell’indagine di Almalaurea sono poco più di 2100 le startup innovative fondate in circa 15 anni dai laureati delle università italiane. “A mio parere, uno degli obiettivi strategici del sistema universitario dovrebbe essere quello di sostenere direttamente e indirettamente la creazione di startup”, afferma il prof. Alessandro Narduzzo, “Nondimeno il dato sulla registrazione delle nuove imprese è comunque interessante, soprattutto in relazione della strategia intrapresa dalla Comunità Europea a sostegno della creazione di nuove impresa, a partire dall’inserimento dell’educazione alla logica imprenditiva all’interno dei curricula scolastici di ogni ordine e grado. In questo contesto la parola chiave è EntreComp che definisce un sistema organico di competenze legate alla logica imprenditiva e che fornisce un punto di riferimento importante per lo sviluppo di politiche e strategie a sostegno dell’educazione all’imprenditorialità”.
I dati di unibz
A un primo sguardo, questi dati restituiscono una fotografia sbiadita, nel senso che la percentuale di laureati unibz fondatori di nuove imprese (5,5%) è inferiore al dato corrispondente relativo al sistema universitario italiano (7,1%). “Tuttavia, si tratta davvero di un dato poco rilevante, soprattutto considerando il fatto una porzione rilevante dei laureati unibz è data dagli studenti del Corso di laura magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione il cui sbocco professionale principale non prevede la creazione di una nuova impresa”, commenta Narduzzo. Letta più attentamente, l’indagine mette in evidenza alcuni tratti dell’esperienza dei laureati unibz assolutamente lusinghieri. Il primo dato di assoluto rilievo è la percentuale di laureati fondatori di startup innovative che costituisce il dato più interessante dell’indagine. “Nel caso dei laureati nelle università italiane la percentuale di startup innovative sul numero delle nuove società di capitale è pari al 5,6%; questo dato è invece oltre il 18% nel caso dei laureati unibz. Insomma, considerando la fondazione di startup innovative, i laureati unibz sono 3 volte più attivi dei laureati presso le università italiane”, aggiunge il docente.
“Siamo poco sorpresi da questi dati”, sostiene il rettore, prof. Paolo Lugli, “Si tratta di un dato importante, ma non sorprendente. unibz è stata uno dei primi atenei italiani a proporre un’offerta formativa curriculare per l’apprendimento di competenze imprenditoriali. Atenei come il Politecnico di Milano o la Bocconi ancora oggi non propongono nulla di simile alla Laurea Magistrale in Imprenditorialità e Innovazione di unibz. Dei grandi atenei del Nord Italia, solo Padova e Milano hanno introdotto corsi di laurea magistrale su questi temi, ma sono appena agli inizi. Le nostre aspettative sono naturalmente alte, perché in futuro vorremmo vedere ancora più startup unibz emergere dal corso di laurea magistrale”.
Un secondo aspetto importante da considerare per la comprensione di queste cifre sulle startup dei laureati unibz è il l’ecosistema imprenditoriale di riferimento. “Lo studio di AlmaLaurea conferma che molti studenti, anche non altoatesini, rimangono qui per creare la propria startup. Questo fenomeno è significativo e continuerà a crescere con lo sviluppo dell’ecosistema imprenditoriale nato attorno al NOI Techpark”, spiega Lugli. Due anni fa il NOI Techpark, in collaborazione con unibz e il Dipartimento Innovazione, Ricerca, Università e Musei della Provincia Autonoma di Bolzano, ha lanciato un programma di pre-incubazione che va chiaramente nella direzione di rafforzare tale ecosistema. L’alto livello di formazione per imprenditori e un ecosistema favorevole all’innovazione si riflettono in un altro risultato dello studio AlmaLaurea: i dati sulle chiusure di aziende. “In generale, la percentuale di aziende fondate e poi chiuse tra il 1995 e il 2019 è superiore all’83%. Questo dato scende al 44% per le imprese fondate da laureati delle università italiane ed è ancora più basso, 38%, per le nuove imprese fondate da laureati unibz”, analizza Narduzzo. Un valore significativo si trova anche per le neo-imprenditrici. Tra le fondatrici laureatisi in unibz, più del 49% sono donne, rispetto alla media italiana del 38%.