Zone produttive e occupazione: la mappa open data comune per comune
A Bolzano le zone produttive, industriali e artigianali, coprono il 12,8% della superficie utilizzabile e il 5,5% di quella totale, boschi e fiumi compresi, il 34% degli occupati dipendenti lavorano nel settore pubblico e il 15% nelle fabbriche. A Corvara il 59% dei dipendenti lavora negli alberghi, il 3% nelle fabbriche che occupano lo 0,1% della superficie totale e appena 5 persone nell’agricoltura. Ci si può perdere, cliccando su ognuno dei 116 comuni della provincia, navigando il nuovo sito web “Zone produttive: suolo prezioso” realizzato dall’Assoimprenditori Alto Adige sulla base di dati dell’Ufficio osservazione mercato del lavoro, dell’Astat e dell’INU.
A presentare il progetto il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan e il direttore Josef Negri, che hanno sottolineato soprattutto l’aspetto del consumo di suolo da parte delle imprese manifatturiere: su 739 mila ettari di territorio complessivo dell’Alto Adige, 1,8 mila sono occupate da capannoni, pari allo 0,2%. Se restringiamo il campo alla superficie utilizzabile – 49 mila ettari che escludono dunque pendii, vette innevate, boschi e fiumi, si passa al 3,7%. Spazi in cui trovano lavoro 45 mila occupati dipendenti, producendo 4,3 miliardi di euro di valore aggiunto e merci esportate per un valore di oltre 3,2 miliardi di euro.
«Le nostre imprese lo dimostrano tutti i giorni: sostenibilità ambientale e sviluppo economico non si escludono a vicenda – dice il presidente Stefan Pan – Sappiamo bene che non tutta la superficie provinciale è utilizzabile perché il nostro territorio è ricco di montagne, fiumi, ripidi pendii o riserve naturali. La superficie già utilizzata o ancora utilizzabile non arriva nemmeno al 10 per cento della superficie complessiva. Ma anche considerando solo questa parte relativamente piccola di territorio utilizzabile, le zone produttive rappresentano appena il 3,7 per cento del totale. Tornando all’immagine del campo da calcio, le zone produttive occuperebbero appena due terzi dell’area di rigore».
Sulla base di questi dati gli imprenditori chiedono di «assicurare lo sviluppo delle zone produttive» ovvero «garantire lo spazio necessario per salvaguardare l’occupazione esistente e creare posti di lavoro altamente qualitativi sia nelle città sia nelle zone rurali». Tre le priorità: rendere più semplice la destinazione urbanistica per nuove zone produttive; mantenere nelle zone produttive la produzione vera e propria evitando l’avvicinamento di abitazioni che limitano le possibilità di produzione; infine migliorare le infrastrutture, dalle strade a internet veloce all’approvvigionamento energetico.
Complessivamente in Alto Adige i 188.756 lavoratori dipendenti sono occupati per il 28% nel settore pubblico, per il 24% in quello produttivo, per il 18% nei servizi. Il 14% lavora nel commercio, il 12% negli alberghi e il 5% in agricoltura.